Tutti gli articoli di Anna

Il Brasile (e l’amore) ai tempi del COVID-19

Dovevano passare cinque anni e una pandemia per farmi tornare a scrivere.

Ed eccomi qui, sempre in Brasile, anzi, in questo momento, bloccata in Brasile, già che noi facciamo parte di quella lista di paesi a cui l’Italia ha chiuso le porte.  E come darle torto?

Se la pandemia,  a livello mondiale, è stata un evento surreale, qui in Brasile è stato (e continua ad essere) delirante. L ‘ultimo giorno di Carnevale (toh, che coincidenza!) è stato reso noto il primo caso di Covid-19 a San Paolo, e nel giro di 2 settimane i numeri hanno cominciato a salire esponenzialmente, tanto che qui in Pernambuco, intorno alla metà di marzo, hanno pensato bene di giocare d’anticipo e chiudere scuole e commercio in genere. Continua la lettura di Il Brasile (e l’amore) ai tempi del COVID-19

Si ritorna a scuola

Insegno da ormai 6 anni. Non é molto tempo, ma é giá qualcosa. Ormai il mio posto é alla lavagna, sono io che faccio le domande. Sono io che sprono gli studenti a parlare. Sono io che cerco di far vincere la timidezza agli alunni. Ché tanto non ci guarda nessuno, siamo tra di noi, non ci sono voti, non ci sono prove (al momento…), se sbagliamo cosa ce ne importa? Siamo qui per imparare e sbagliare é piú che lecito, anzi, impariamo proprio dagli errori. Sí,  anche in una lingua straniera , come nella vita. Continua la lettura di Si ritorna a scuola

Ode al lavoro

944545_10151813476128933_2054283249_nOggi riprendo un post vecchio di alcuni anni, che volevo pubblicare nel 2010, ma poi mi é passato di mente. Mi si é ripresentata l´occasione per postarlo anche nel 2011, nel 2012 e cosí via, ma per un motivo o per l´altro lasciavo perdere. E adesso siamo nel 2015 e quasi quasi lo riscrivo.

Sembra che sia di chissá quale importanza. Ma no, in realtá non ne ha proprio nessuna, é solo un mio sfogo personalissimo.  E riguarda il mio lavoro. Continua la lettura di Ode al lavoro

Quale genitore sarai?

Il tempo passa. Qui in Brasile molto più rapidamente che in Italia. O per lo meno questa è la mia sensazione.

E insieme al tempo arriva l’età per mettere su famiglia.  Ok, non per me a dire il vero. Mentre io mi destreggio tra una spiaggia e l’altra, tra una tavola da surf e un’onda le mie amiche stanno scoprendo le gioie e i dolori dell’essere madri. Ma come tutti sappiamo, prima di avere un figlio ci sono i corsi pre-parto, gli incontri con le future mamme, all’improvviso è pieno di donne incinte per strada e si vedono passeggini ad ogni angolo. E ovviamente si comincia a guardare a quelli che genitori lo sono già. Tanto che una mia amica (Marta, diventata mamma da soli 2 giorni) ha stilato una simpatica classifica delle varie tipologie di genitori. Io gliel’ho rubata. E la riporto qui. Continua la lettura di Quale genitore sarai?

Tchau Brasil!!

Il grande count-down digitale sull´Agamenon Magalhães di Recife segna – 3 giorni.

Eh sí, siamo all´alba dei fantomatici Mondiali di calcio, e io, cari miei, levo le tende. Me ne torno in Italia per un po´, mi rifugio tra le mie montagne nella speranza che una brezza di temperatura inferiore ai 30 gradi mi scompigli i capelli.

E mentre sono sul mio autobus pensando a che cosa devo ancora mettere in valigia guardo la situazione di questa cittá rovente. Un cantiere aperto (da anni), in cui non riesci a trovare 500 metri di strada senza lavori in corso. Un disastro….e sí che avevano cominciato presto presto, ma poi si mena il can per l´aia ed ecco qui il risultato. Comunque niente polemiche, la prefettura dice che mica erano lavori per i mondiali, no no. Erano cose che si sarebbero fatte indipendentemente dai mondiali, certo certo. Perció siamo a posto (e non parliamo di altre situazioni ben peggiori vá…). I recifensi stessi sono preoccupati e i brasiliani in generale hanno paura della figura di merda che faranno davanti al mondo intero. Io sono fiduciosa, e seguiró tutto da Trento, incroceró le dita perché non succeda niente di grave . Ma per sicurezza, me la svigno.

Forza Brasile, se l´Italia va fuori prima tiferó per te!!! :)

A.

Come ci vedono i brasiliani

Un paio di anni fa ho scritto un articolo proprio al riguardo, ma recentemente gli italiani e tutti i luoghi comuni che ci stanno attorno sono stati argomento di alcune mie lezioni a scuola. In questo articolo useró quello che i miei studenti brasiliani hanno detto pensare di noi, sia per esperienze proprie che per sentito dire.

imagesIn linea generale non possiamo che sentirci lusingati. E le critiche non possono che essere costruttive.

Ecco alcuni stereotipi (veri e falsi) su noi italiani, secondo i brasiliani di classe medio-alta (generalizzando un po´):

1. Mangiamo solo pasta, pizza, mozzarella e beviamo vino ad ogni pasto, pranzo o cena che sia.

2. Adoriamo il calcio.

3. Parliamo moltissimo, gesticoliamo, gridiamo e sembra che litighiamo anche quando in realtá stiamo parlando normali.

4. Siamo tutti cattolici ed estremamente religiosi, ovviamente, con il Vaticano in casa…

5. Amiamo l´opera e i tenori possono solo essere italiani.

6. Italia = caffé espresso

7. La gente é bella e gli uomini in particolare. Oltre a questo sono dei gran romantici e perfetti Don Giovanni.

8. Balliamo la tarantella.

9. Siamo un paese super organizzato, pulito e RICCO e siamo un popolo corretto e RICCO. (aaaaaaaahhhh!!!)

10.  Si deve stare attenti ad andare in vacanza in Sicilia a causa della mafia.

11. Siamo molto maleducati, con la mania di dire le cose in faccia senza la minima gentilezza.

12. Amiamo la storia dell´arte.

13. Siamo semplici e socievoli e amiamo il Brasile!!!

Chi piú ne ha piú ne metta!! :)

A.

País Tropical: via alle liste!!

di Giulia e Anna 


Senza metterci d’accordo, ci siamo ritrovate con delle  liste simili su alcune difficoltá della vita quotidiana nei paesi tropicali in generale. Perchè dunque non pubblicarle, visto che tra l’ altro ora le liste sono di moda?! Quello che ne esce fuori è un accozzaglia di pensieri in stile Frankestein a 4 mani (molto) lontane, ma che in questo momento sono di nuovo vicine!

Iniziamo… Jorge Ben Jor nella canzone País Tropical elenca alcuni privilegi del vivere, appunto, in un paese tropicale come il Brasile. Ma quali sono le piccole difficoltà quotidiane del vivere nel nord-est del Brasile, ma anche in Birmania? Cosa accomuna questi due posti così diversi, oltre alla B?

1) La prima osservazione, seppur banale, è che in un paese tropicale fa caldo, molto caldo. Quel calore torrido, che in Italia sarebbe definito – come annualmente succede e non solo a Studio Aperto – “il periodo più caldo dal dopoguerra” per noi è spesso semplicemente la normalità. Quindi, a tutti voi che quando in Italia è inverno ci scrivete che ci invidiate, vi consigliamo di ricordarvi quanto si suda in quei giorni in cui in Italia si scatena “l’emergenza caldo”; Continua la lettura di País Tropical: via alle liste!!

Machismo

lilli-e-il-vagabondo-02863110Per chi pensa che il maschilismo sia una prerogativa prettamente umana si sbaglia: qui anche gli animali soffrono di questo pregiudizio. Quasi nessuno vuole cani o gatti femmine. I motivi? Che si deve sterilizzare, che c´é il rischio che ti faccia una cucciolata, che ti sporchi il pavimento con le mestruazioni. Il maschio non serve necessariamente sterilizzarlo, non ha le mestruazioni e se mette incinta qualche femmina i cuccioli non te li devi sorbire tu. Adesso che rileggo queste 3 righe mi rendo conto di come, alla fine, la differenza tra uomini e animali sia minima.

A.

Cose di quest´altro mondo

Mentre in Italia sarebbero già tutti a bestemmiare in svariate lingue, qui in Brasile restare in coda nel traffico per alcune ore, con un calore non indifferente non è poi così tragico. Anzi, un’ottima occasione per fare un po’ di festa. Alcune settimane fa ho avuto la fortuna di assistere a questo spettacolo.

Sera tardi, buio, strada extraurbana, 4 file di macchine inchiodate quando in realtà le corsie sono solo 2. Ed ecco che dalla macchina di fronte escono alcuni ragazzi, aprono il bagagliaio e alzano il volume dell’autoradio. Ma lo alzano fortissimo, e le casse enormi sparano una musica tamarrissima a svariati decibel. E cominciano a ballare in mezzo alla strada, in bermuda da spiaggia e scalzi. Dalle macchine intorno esce altra gente e comincia a formarsi un bel gruppo di persone che corrono, saltano e si divertono tra le macchine ferme. E quando il traffico si muove ci vanno dietro a piedi a ritmo di musica.

Purtroppo la festa è durata poco….all’improvviso c’è stato un corri corri generale ed è arrivata la polizia.

Ma quando si dice che i brasiliani usano ogni scusa per fare festa….beh, è pura verdade!!!

A.

Qui in Brasile Part I

brasil_2525_1Il Brasile attraverso gli occhi di un francese, Olivier. Per leggere l’articolo originale in portoghese clicca qui.

– Qui in Brasile, per tutto c´é una fila: fila per pagare, fila per ordinare, fila per entrare, fila per uscire e fila per aspettare la prossima fila. E due persone sono sufficienti per costituire una fila.

– Qui in Brasile l´anno comincia dopo il Carnevale.

– Qui in Brasile tutto è “da gay”. Bere té é da gay. Ordinare una Coca-Zero é da gay. Giocare a pallavolo é da gay. Bere vino é da gay. Non amare il calcio é da gay. Essere francese é da gay. Essere gaucho é da gay. Essere di Minas Gerais é da gay. Curarsi nel vestire é da gay. Non dire che qualcosa é da gay: anche questo é da gay.

– Qui in Brasile gli uomini non sanno fare nessun tipo di lavoro in casa: non sanno pulire, non sanno usare le lavatrice. Non sanno cucinare, neanche per la sopravvivenza: tipo cucinare riso o pasta. Non sanno cucire un bottone. Non sanno neanche fare cose che, fuori dal Brasile, sono considerate estremamente “da uomini”, come cambiare la ruota di una macchina. Sono veramente cresciuto in un altro mondo…

– Qui in Brasile ostentare la ricchezza è molto comune: macchine importate, ristoranti carissimi in quartieri chic, club esclusivi la cui tassa associativa raggiunge valori stratosferici.

– Qui in Brasile, nei bar e nei ristoranti, le coppie si siedono uno accanto all’altro, come se fossero in macchina. Continua la lettura di Qui in Brasile Part I

Diamo il via alle citazioni!

Dopo che uno dei miei articoli é stato citato in un altro blog ho deciso di farlo anch´io.  Un amico che viveva qui in Brasile mi ha  mandato un link interessantissimo: la visione del Brasile attraverso gli occhi di un francese. Non é una visione soggettiva e personale, ma oggettiva e divertentissima, riassunta in una cinquantina di punti. Ovviamente non tutti i brasiliani l´hanno presa bene, nonostante fosse tutt´altro che offensiva. L´articolo é scritto in portoghese, per questo tradurró i punti piú interessanti e li posteró, a rate. Leggendo questo francese mi sono resa conto di come noi europei restiamo colpiti dalle stesse cose. Alla fine, quando i brasiliani dicono : “voi europei”, non hanno tutti i torti, non siamo poi cosí diversi come pensiamo!! Anche se, a volte, un “voi italiani….” ci sta tutto!!

A.

Seguendo l’onda del mare

 

di Giulia in Myanmar

 

Ngwe Saung 20 e 21-04-13 (1)No, io non faccio surf. Mentre l’Anna era alle prese con le onde, io nuotavo tranquillamente, cercando di evitarle, o facevo tutte, o quasi, le attività menzionate nell’articolo su cosa si fa al mare in Brasile. Confesso che una volta ho provato anche il banho de lua, ma ecco, solo una volta!

Dopo anni a Recife e praticamente ogni fine settimana in spiaggia, ora vivo a Yangon e devo dire che le mappe spesso ingannano. Quando, nel 2008, ho trovato lavoro a Rio Branco, in Amazzonia, non avrei mai pensato di dover prendere due aerei per arrivare a Rio de Janeiro, impiegandoci in totale 7 ore. Simile illusione anni dopo: Yangon sulla mappa sembra sul mare, ma la spiaggia più vicina, almeno quella con un minimo di struttura e balneabilità, è a 4-5 ore di macchina – e la seconda e ultima volta in cui ci sono andata, in autobus, ci ho impiegato 13 ore.

Il mare, almeno dove sono andata finora, è molto simile a quello del nord-est brasiliano: caldo, abbastanza calmo, azzurro-verde chiaro e circondato da cocchi. Tutto il resto è diverso. Continua la lettura di Seguendo l’onda del mare

Un bicchiere di tè

di Giulia in Myanmar

Mercado de rua perto do Shwedagon (17)

Poco fa, mentre mettevo a posto in ufficio e facevo l’archivio, vedo per almeno il terzo giorno consecutivo un bicchierino di tè su un tavolo che usiamo normalmente per lavoro. Un pò irritata – chi mi conosce sa che in ufficio, a casa no, mi piace avere tutto in ordine – dico alla segretaria che sono giorni che c’e’ questo bicchiere pieno sul tavolo e che tra l’altro è in una posizione delicata perché può cadere da un momento all’altro sul computer del progetto. Ma proprio mentre inizio a lamentarmi vedo,dietro al bicchierino,un’immagine di Budda e mi si accende una lampadina … e voilà, la mia collega, timida e timorosa, me lo spiega: e’ il tè per Budda.

G.

Banho de lua

banhodeluaE’ stata una delle prime cose curiose che ho scoperto in spiaggia nel 2009. Ma fare una breve introduzione sugli usi e i costumi dei brasiliani al mare mi sembra più che necessario. Non posso affermare con sicurezza che quello che ho visto vale per tutti i 7000 km di costa brasiliana, ovviamente, ma ho avuto la fortuna di conoscere varie spiagge del nord-est e quelle di fama mondiale di Rio de Janeiro.

– in spiaggia non si va a leggere, a studiare o a scervellarsi sulla settimana enigmistica. Assolutamente no! Si va per guardare e farsi guardare, per bere birra, per sguazzare in acqua per ore, per mangiare pesci fritti enormi, per divertirsi e anche ballare (se il baretto fornisce  una musichina allegra). Il tutto in ottima compagnia. Nelle spiagge urbane più fighe (come Ipanema e Copacabana a Rio de Janeiro) si deve anche fare un casino di sport: dal beach volley allo skate sul marciapiede, dalla corsetta alle flessioni. Insomma, un gran bel vedere se vogliamo parlare sinceramente, perchè ovviamente, a fare tutto questo sono sempre i più atletici e amostrados. Continua la lettura di Banho de lua

Dal Brasile al Myanmar

di Giulia
 dal brasile al myanmarIl 14 febbraio di quest’ anno, alle 6 di mattina, ho preso un taxi dalla casa dei miei amici trentini – direzione aeroporto di Recife. Ho pianto per un’ora, inconsolabile, mentre il tassista continuava a ripetere la stessa parola: saudade.
Il 16 febbraio, alle 10 di mattina, sono atterrata a Yangon, dopo aver volato per due giorni interi con brevi pause, solo per cambiare aereo, a San Paolo, Barcellona e, infine, Singapore.
Quando facevo le medie, e andavo ogni estate dalle Marche in Calabria, una mia amica mi scrisse che aveva capito quanto fossimo lontane guardando le previsioni del meteo in tv; una volta atterrata in Myanmar, dopo aver alzato mille volte lo sguardo verso il monitor dell’aereo che mostra la distanza percorsa e il tempo che rimane per arrivare a destinazione, ho ripensato alla mia amica e mi sono convinta che non avrei più detto che “il mondo è piccolo”.
L’ Asia, e detto così evoca l’esotico quanto “America Latina, l’avevo conosciuta solo attraverso le parole di Tiziano Terzani. Dopo 5 anni in Brasile, 4 dei quali a Recife in compagnia, tra l’ altro, dei due trentini, dovevo iniziare una nuova vita dall’altra parte del mondo: nuovo lavoro, nuovi amici, nuove abitudini.

Ora, dopo mesi di saudade, sto scoprendo il piacere di vagare per pagode e templi di varie religioni, provare un massaggio di un’ ora a 2 euro, assaporare spezie e cavallette fritte, stare 3 giorni in un monastero buddista, imparare qualche parola di birmano e, semplicemente, il piacere di sentirmi a casa. Anche qui.

G.

DAL MYANMAR

Ci sono persone che hanno fatto parte della nostra vita qui in Brasile, ma che continuano a farne parte anche vivendo in paesi molto lontani e sconosciuti. E’ il caso di Giulia, che ora vive in Myanmar. Perchè non scoprire qualcosa di più su questo paese? Le ho chiesto in amicizia di scrivere per il nostro blog, di mandarci post e articoli sulla vita di un paese di cui molti ancora ignorano l’esistenza: Myan..che?!?!….Ah, Myanmar…sarebbe?!?!?. Perchè non scoprirlo così, dalle parole di una persona che ci vive e lavora?

Per questo da oggi ci sarà una nuova categoria: GIULIA IN MYANMAR.

Buona lettura a tutti!!

A.

Girato l’angolo

DCIM100GOPROLa bellezza di Recife è molto soggettiva. Nonostante abbia alcuni bei quartieri, la città è in gran parte “sgarruppata”, con tendenza al decadente. Ed è proprio qui, in questi quartieri meno belli, che entrano in gioco gli artisti. E la città cambia totalmente faccia.

Ecco le immagini di un pomeriggio dedicato alle foto e alla riscoperta di Recife.

A.

 

 

 

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La casina del surf

IMGP6750In questo momento non ho un computer con me. Ho solo un blocchetto di fogli, una penna, un pareo, una spiaggia deserta e il mare che romba davanti a me. E la solitudine, quell’unica condizione che ti permette di assaporare al meglio momenti come questi. E l’ispirazione. Oggi il mare promette altas ondas, perciò il mio sforzo maggiore sarà quello di prendere la tavola e lanciarmi in acqua: un momento catartico, che però in compagnia ci si gusta ancora meglio. Continua la lettura di La casina del surf

10 segnali che sto diventando meno TRENTINA

L’ articolo originale (di un amico che vive in America) riportava i segnali che indicavano una crescente non italianità. Io gli ho rubato l’idea modificandola un po’, ossia elencando le cose che mi fanno sentire meno “trentina”, perchè è inutile, noi trentini non siamo proprio al 100% italiani. E lo è ancora meno il nostro stile di vita quotidiano.

Dunque cominciamo, e chiedo in anticipo scusa se qualche mio corregionale può sentirsi offeso. Prendiamola sul ridere…

1. Quando mi chiedono “come va?”, rispondo “benissimo, grazie!!”

2.Posso affrontare più o meno senza isterismi 2 ore di imbottigliamento nel traffico urbano o di fila alla cassa di un supermercato.

3. Supero da destra e faccio zig-zag tra le macchine, usando smodatamente il clacson.

4. Ho smesso di dare la precedenza ai pedoni (me ne vergogno…) e ho smesso di lanciarmi a piedi sulle strisce pedonali pensando che il mondo si fermi per farmi attraversare. Continua la lettura di 10 segnali che sto diventando meno TRENTINA

E notte fu!

imagesEcco un altro aspetto interessante del Brasile: l’ apagão, ossia la luce che salta, l’energia elettrica che se ne va, inspiegabilmente, in vari stati e per varie ore. Oggi, per esempio, alle 15.30 del pomeriggio si è spento tutto. Io ero in aula con una studentessa, niente più luce artificiale e niente più aria condizionata. Alla luce si può rimediare cercando una sala con le finestre, al caldo invece no. Ma tutto ok. Il problema si pone quando, alle 17.15, comincia a calare il sole. E insieme alla notte, che alle 18 è già fonda, arriva il panico, l’ansia di andarsene il prima possibile. Questo è l’aspetto interessante: appena si è scoperto che altri 3 (o 7, dipende dalle versioni) stati del Brasile si sono “spenti” in contemporanea e il ritorno della corrente era sem previsão, via tutti. Si chiudono negozi e scuole, di corsa, che la notte è presto arrivata, il che implica assalti e rapine assicurate. O questo almeno è quello che tutti temono. L’ultimo apagão veramente eclatante è successo nell’ottobre scorso, quando intorno alle 23 quasi l’intero Brasile si è spento per 5/6 ore. Io ero a Olinda con dei colleghi e lo spettacolo è stato incredibile: guardare Recife dall’alto era come guardare una distesa scura, come se fosse sparita una metropoli intera in pochi secondi. Anche lì preoccupazione, che si fa , cosa non si fa, si va, si resta, timore di assalti….

Purtroppo il detto “l’occasione fa l’uomo ladro” è da prendere proprio alla lettera. Quando salta la luce per ore in città è vero che ci sono molti più scippi e furti. Basti pensare allo sciopero della polizia militare dell’anno scorso a Salvador, che ha comportato un incremento a dir poco indecente di omicidi e rapine!! Proprio l’altro giorno una mia collega è stata scippata alla fermata dell’autobus da un tizio che era lì da 10 minuti ad aspettare il bus con lei, tutto tranquillo: è bastato che il cellulare di lei squillasse per fargli venire voglia di prenderglielo. Ma dimmi tu la natura umana. Cioè, se non c’è la polizia allora ammazzo e rubo a random, se un cellulare mi squilla vicino quasi quasi lo rubo, salta la corrente e decido che oggi posso diventare un ladro occasionale. Bah, vai a capire la razza umana!

A.

Per tutti quelli che se ne vanno

Grandi grandi grandi!! Non so perchè, ma stavo guidando e così mi è venuto da pensare che questa cosa degli italiani in fuga è una cosa incredibile. L’emigrazione del nuovo secolo. Triste da una parte. Ma dall’altra una gran figata. E mi è venuto in mente il cugino di Sandro e ho pensato: “Grande Giorgio, cazzo, grande!!!”. Strainvidia (buona ovviamente) fulminante per chi coglie la palla al balzo, per chi non ha temporeggiato come me e poi ciao, i 30 anni sono passati e addio alla working holiday. Aaahhh…. l’Australia! Un sogno che forse rimarrà per sempre solo un sogno. Poi penso che anche io ho lasciato l’Italia per fare un’esperienza della madonna…ed è una sensazione fantastica!

Preparati Giorgio, perchè non so Sandro, ma io ho deciso di restare ancora per qualche bel tempo in fuga dall’Italia e magari una scappata di qualche mese in quella terra lontana ce la facciamo stare!

Boa sorte!!

A.

Swimming in the rain

chuva-1Ecco cosa succede a Recife dopo alcune ore di pioggia. Questa nella foto è una delle maggiori arterie della città. Recife totalmente bloccata per quasi l’intera giornata. Ma la cosa più assurda è che ogni anno è sempre peggio! Perchè mai?? I più spensierati ne approfittano per farsi un bagno e sguazzare, incuranti delle malattie che potrebbero prendersi. Ovviamente l’acqua piovana è solo una parte, il resto sappiamo tutti benissimo di che cosa si tratta. Le cause di questi allagamenti? Ovviamente non è molto chiaro, da una parte i canali di scolo intasati dall’immondizia non facilitano le cose, dall’altra la pessima gestione del territorio. La stagione delle piogge qui non è una novità. E già si leggono articoli per pararsi il culo, articoli che dicono che in poche ore è venuta giù più del 40% della pioggia prevista per l’intero mese di maggio. Solo cazzate per giustificare l’ingiustificabile. Viviamo qui da 4 anni, e ne abbiamo viste di stagioni delle piogge. La più forte è stata nel 2011, quando ha cominciato a piovere ad aprile e ha terminato solo ad agosto. Ovviamente ci sono stati allagamenti anche all’epoca, ma dopo mesi di pioggia è quell’attimo più comprensibile. Oggi ha iniziato a piovere all’alba e alle 9 era già il disastro. Sandro ci è stato in mezzo per quasi 7 ore.

Ecco, questi torrenti di acqua mista a merda ci ricordano che non sono il numero di macchine vendute, o i centri commerciali che crescono come funghi che fanno di un Paese un Paese del Primo Mondo.

A.

P.S. Tra le altre cose è stato catturato un coccodrillo che nuotava in una delle strade allagate!!jacare2

basta alzare gli occhi al cielo

luaForse non ho mai guardato attentamente il cielo, ma da questa parte del mondo anche la luna mi sembra diversa. Qui il cielo sembra enorme e sembra che le stelle ti vengano addosso, non puoi non farci caso. Io mi ricordo il nostro piccolo cielo trentino tra le montagne con la luna in posizione verticale. Sarà che mi sbaglio?!

La prossima volta che torno ci farò più attenzione.

A.

E’ preciso saber viver

felicidadeIn Brasile possiamo trovarci male, criticare la gente per lo stile di vita tranquillo e no stress (alla faccia del famoso italiano “dolce far niente”), lamentarci dei problemi e dei servizi basici, tutto possiamo dire, ma non di certo che non sappiano vivere. Chissà che il detto dei nostri nonni “si stava meglio quando si stava peggio” non sia vero. Che poi il meglio e il peggio sono anche  quell’attimo soggettivi, no? Beh, forse in un altro post molto più vecchio l’avevo già detto, ma mi piace sentire la gente semplice che mi dice “ah, in Brasile sì che si vive bene”. E sentirmelo dire da chi prende il salario minimo, sapendo che con quei soldi lì e con il costo della vita qui in continua crescita esponenziale non si può vivere poi così bene, mi commuove!Lo so, lo so… chi non conosce quello che c’è al di là non può giudicare. Forse. Ma per dire che in un posto si sta bene bisogna per forza avere un altro termine di paragone? Io non credo. Se stanno bene è perchè è vero. E vi assicuro che la vita qui nel Nord-Est  brasiliano non è per niente semplice, sotto moltissimi aspetti (dalle piccole azioni quotidiane, alle burocrazie più complesse).

Vedere uno spazzino (sì, chiamiamolo spazzino, che c’è di male??? Odio quella definizione così politicamente corretta di operatore ecologico) che lavora qui -e vi assicuro che qui non è come spazzare le stradine di un nostro centro storico- che fischietta allegramente, nonostante sia vestito da palombaro per proteggersi dal sole terribilmente forte, ti mette subito di buon umore.  Dovremmo imparare da loro, a non lamentarci troppo. Ad amare quello che abbiamo. Alla fine cos’è la felicità?? Non erano state fatte delle ricerche sulla felicità dei vari paesi del mondo e ne era risultato che i paesi più felici erano proprio alcuni dell’America del Sud? Mica la Germania, no no.

Come si misura la felicità non ve lo so dire, ma alla fine basta guardare la gente in faccia.

E qui mi fermo.

A.

Tutti contro il Brasile

La settimana scorsa è successa una cosa tristissima e raccapricciante: una giovane ragazza americana è stata violentata a Rio de Janeiro. E’ successo di sabato sera, lei era insieme al ragazzo, si trovavano nella famosissima Copacabana e hanno preso una “kombi” (un pullmino) per andare a Lapa, il quartiere della movida carioca. I 3 ragazzi che guidavano il mezzo li hanno sequestrati per varie ore, picchiando lui e violentando lei. Fortunatamente i 3 sono stati riconosciuti e arrestati. Pare che ci siano polemiche in corso dovute al fatto che questo trio avesse già commesso in passato lo stesso crimine, ma senza nessun tipo di conseguenza.

Ma il punto del mio discorso non è parlare di quanto sia terribile quello che è successo, ogni parola sarebbe superflua, e nemmeno di quando sia ingiusta la legge, che libera in poco tempo chi commette questo tipo di delitto. Si cadrebbe nello scontato. Quello che mi stupisce e mi fa proprio incazzare è che adesso sono tutti contro il Brasile. Continua la lettura di Tutti contro il Brasile

Buona Pasqua

Arrivo in ritardo, lo so, ma per l’Italia anche oggi è un giorno festivo. Lunedì di Pasquetta. Meglio tardi che mai, no? Come scusante è che qui le festività, anche le date importanti come il Natale, non si sentono per niente. Un caldo infinito sempre uguale (o quasi) non aiuta a scandire il passare del tempo. Per questo stesso motivo dico sempre che in Brasile il tempo vola, ma vola così rapido che a volte fa paura. Non so se è perchè il sole tramonta alle 17.30/18 h tutti i sacrosanti giorni dell’anno (e io non mi sveglio di certo alle 5 di mattina), o perchè non esiste quasi un cambio stagionale. Fatto sta che i ricordi diventano confusi quando non li puoi associare a una nevicata, a un giorno di calore particolare,  a una gita in montagna. Per ricordarti quando è successa una determinata cosa…beh, devi fare appello a tutte le tue capacità mnemoniche, o sperare che qualcuno ti aiuti.

Beh, ieri era Pasqua, questo me lo ricordo.

Buona Pasquetta a tutti quelli che ce l’hanno.

A.

Riflessioni da panino

Davanti a un panino con la cotoletta mi é venuto da pensare. E oggi sono convinta che se non ce ne fossimo mai andati da Trento sarebbe stato tutto piú semplice. Da 4 anni a questa parte mi ritrovo a dover riflettere molto e a dover prendere decisioni importanti. Io che ne lla vita ho sempre voluto evitare le scelte, quelle scelte vere, quelle che dici “e adesso che cazzo faccio!?!?!!?”, ecco…a forza di evitarle me le ritrovo tutte adesso. Ma che palle. Intanto lascio passare il tempo, sperando che le scelte si auto-prendano da sole. A volte funziona. O do ascolto alle sensazioni del momento. Cosí almeno non mi chiedo nemmeno troppi perché. Peró…peró…se fossi rimasta a Trento che scelte avrei dovuto prendere? Forse sarei rimasta senza lavoro e poi avrei fatto la stessa scelta. Ma chi lo sa. Mi sento cosí volubile qui, che so giá che domani invece penseró l´esatto contrario di quello che ho scritto in queste righe. Vabbé, forse é colpa del panino. Lasciatemelo dire, faceva veramente schifo.

A.

il fast-food molto poco fast

Te lo sogni qui un panino al volo e via. Non c’è fast-food o self-service (madonna, quanto inglese) che non abbia un fila chilometrica. Ma fin qui tutto bene. Le code le abbiamo trovate da sempre, dalla mensa universitaria al McDonald’s in Germania, ovunque. Il problema non è nella semplice coda, ma nel fare la coda con in mano il vassoio pieno di cibo caldo che si sta congelando, grazie all’aria condizionata che segna 16 gradi. Casse eterne, o una sola cassa aperta. Robe da rivoluzione con lo stomaco vuoto e una fame da lupi. Ma passiamo ai più famosi panini McDonald’s e ai suoi concorrenti più o meno conosciuti. Premettendo che non sono un’amante di questo tipo di cibo, non nego che a volte mi prende una tale voglia di mangiare porcherie che mi ci fiondo come una bulimica sul frigo. Io sono sempre stata abituata che funziona in maniera molto fast: arrivi alla cassa, dici quello che vuoi e loro te lo piazzano sul vassoio e tu paghi. Fine. 3 minuti in totale. Qui no. Tu arrivi, fai la coda alla cassa, dici quello che vuoi (o almeno ci provi…loro sparano ai 200 all’ora domande di dubbia importanza), paghi, vedi il tuo bel vassoio pronto pronto per essere riempito e … niente, il tuo vassoio, ovviamente vuoto, viene spostato 30 cm più in là e ti senti urlare in faccia un “próóóóóóximoooo!!!”. Ovviamente la prima volta non capisci, resti lì come un ebete, finchè non ti viene gentilmente detto di metterti in coda, sì, proprio quella coda lì, per aspettare che il tuo vassoio venga riempito. Adesso ci ho fatto l’abitudine. Ma oggi è stato il top. Ho ordinato un panino e mi hanno dato un numero. Quando vedi il tuo numero sul monitor, mi hanno detto, vieni a ritirarti il pranzo. Grazie, fin qui ci arrivavo da sola. Insomma, oggi il mio super fast-food è durato una mezz’ora. E io ho dovuto mangiare così veloce che metà me lo sono anche fatto imballare e me lo sono portato via. La prossima volta vado al ristorante a mangiarmi il sushi. Quello almeno non si deve cuocere.

A.