Archivi categoria: Economia sostenibile ed ambiente

L’uscita dall’Euro prossima ventura di Alberto Bagnai

Fonte: www.sbilanciamoci.info

Il problema non è il debito pubblico, ma il debito estero, e i paesi che mantengono la loro moneta possono cavarsela con la svalutazione. L’Unione monetaria attuale serve solo alla Germania, impone bassi salari e disciplina economica. Finirà con l’uscita dell’Italia dall’euro.

Continua la lettura di L’uscita dall’Euro prossima ventura di Alberto Bagnai

Stop all’inceneritore di Trento

Oggi è uno di quei giorni nei quali sono felice di essere trentino. Sono passati quasi 2 anni da quando avevo postato un pensiero contro l’inceneritore di Trento, se volete rileggero lo trovate qui.

Il Presidente della Provincia Pacher, nel frattempo il principe-vescovo Dellai si è trasferito a Roma, con questa dichiarazione ha definitivamente messo una pietra sopra alla realizzazione dell’inceneritore: “Nell’ottica del massimo risultato inizialmente era stata prevista, in maniera un po’ inerziale, la realizzazione di un impianto in grado di produrre 7,8 kilotonnellate equivalenti di petrolio, ma l’evoluzione degli scenari anche nazionali relativi al ciclo di smaltimento dei rifiuti, e l’andamento della raccolta differenziata con la diminuzione della quota di residuo da smaltire, hanno portato alla modifica del Piano energetico-ambientale provinciale. Dall’ultima versione il termovalorizzatore a Ischia Podetti è stato espunto e non vi rientrerà”. Qui l’articolo completo.

Queste le parole del mio caro amico: “Direi che il mix fra crisi, cartelloni, raccolta firme, blog vari (anche il tuo!) sembra che dei passi avanti si riescano a fare. Bisogna mettersi in discussione e darsi da fare. Bastano anche piccoli gesti. Siamo tante gocce che se ci mettiamo insieme, alla fine facciamo un mare. Con una piccola “scossa” coordinata abbiamo poi la forza di uno tsunami!”

Grazie Antonio 😉

inceneritore trentoQuesto rimarrà solo un brutto ricordo

S.

Agricoltura biologica in Europa, possiamo dire la nostra.

Dopo alcuni giorni dedicati alla campagna, un amico mi invia un post molto interessante sulla possibilità di poter dire la nostra in merito all’agricoltura biologica. Il post dice: “In vista dell’entrata in vigore, entro fine anno, di nuove regole per il settore, la Commissione europea apre il dibattito tra i cittadini dei 27 Paesi membri.” Ottima notizia, sorrido :) , poi vado su Byoblu e mi guardo un video trattando della Gracia :( . Ora mi chiedo, perchè non aprono il dibattito sull’€uro? E chiudo qui la mia solita vena polemica.

Potete rispondere al questionario e dire la vostra, in alto a destra potrete scegliere la vostra lingua. Approfittiamone!!

S.

 

Il veleno è servito

Il Brasile è il principale consumatore di agrotossici al mondo. Consuma da solo il 20% degli agrotossici mondiali, con un consumo procapite di 5,2 litri. Una cifra allucinante! Gli ortaggi più contaminati sono il peperone, la fragola ed il cetriolo. E’ dal 2008 che il Brasile vanta questo triste primato. Secondo il settimanale BRASIL DE FATO , che riporta un interessante reportage sui veleni usati in agricoltura, in Brasile negli ultimi 10 anni il business del veleno è cresciuto del 190% , contro una media mondiale del 93%. Se il dato mondiale è preoccupante, quello brasiliano è sconvolgente: una crescita annua del 19%. Più del 70 % delle terre agricole sono coltivate con le monoculture di soja, canna da zucchero, miglio e l’allevamento di bestiame. Quasi tutto viene esportato, mentre il 70% del consumo interno di prodotti agricoli, giunge sulle tavole dei brasiliani grazie al piccolo agricoltore.

Nelle proprietà inferiori ai 10 ettari, “solo” il 27% fa uso di veleni mentre nelle proprietà superiori ai 100 ettari ne fanno uso l’80% delle proprietà.

Continua la lettura di Il veleno è servito

L’Aloe Arborescens la pianta miracolosa

In uno dei viaggi serali in internet mi sono imbattuto nell’Aloe. Dall’universo femminile mi erano giunte voci dell’Aloe per le sue qualità  “estetiche”, mai avrei immaginato che l’Aloe, soprattutto la specie Arborescens avesse delle qualità medicinali straordinarie. Il primo video è un documentario girato dai ragazzi del Movimento 5 Stelle di Roma che si sono recati presso una azienda agricola che coltiva l’Aloe, il secondo è il video di Padre Romano Zago che dichiara che l’Aloe aiuti a curare e prevenire il cancro, purtroppo è in portoghese, ma qui troverete un sito completo sui benefici dell’Aloe con tanto di ricetta. 

S.

Mangiare carne fa bene?

Possiamo dire che, se per l’uomo mangiata in grandi quantità non sia un toccasana, per l’ambiente è una catastrofe. Secondo il documentario che vi posto, la produzione di carne sarebbe responsabile per il 18% dell’emissione dei gas che causano l’effetto serra. Pensate che i mezzi di trasporto ne sono responsabili “solo” per il 13%.

Gli allevamenti intensivi di bovini, polli, maiali hanno sconvolto il tradizionale modo di allevare animali da carne. Oltre alla pratica totalmente “disumana” con i quali questi animali vengono allevati, gli stessi per essere alimentati, necessitano di tonnellate e tonnellate di cereali, in particolare di soia. Lo sapevate che il 50% dei cereali coltivati al mondo sono per uso zootecnico? Pazzesco no? Molte volte sono coltivati a discapito di intere foreste ed ecosistemi che vengono distrutti per fare spazio a nuove culture, come sta avvenendo in america latina e soprattutto in Brasile.

E’ giunta l’ora di ripensare alla nostra dieta, il cambiamento passa anche da qui.

S.

RIO +20, l’antitesi della sostenibilità

Due anni e mezzo fa chiudevo un mio articolo sul summit di Copenaghen 2009 con queste parole: ” Non basta un summit per abbassare le emissioni di CO2, servono persone più coscienti, che nelle loro possibilità contribuiscano ogni giorno al cambiamento. ”

Anche in quella occasione era stato un fallimento sotto tutti gli aspetti, dico anche perchè RIO +20 è stato un totale fallimento. E se allora nel 2009 dicevo che non basta un summit, oggi dico che i summit è meglio non farli anche perchè sono i primi a non avere niente di sostenibile. Questi summit non sono altro che una passerella per capi di stato, con seguito di diplomatici, eserciti, mezzi blindati. Nell’epoca delle teleconferenze questi summit per salvare l’ambiente sono l’antitesi stessa della salvezza. Ma quanta CO2 hanno prodotto in questi giorni a Rio? Per non parlare delle tonnellate di rifiuti prodotti e dell’energia consumata. Cara Dilma, se ci tieni tanto all’ambiente, invece di investire milionate di R$ in summit nati morti, investili nell’istruzione, il Brasile ne ha bisogno.

S.

 

L’orto! Sovversivo!

alla fine sono sempre le cose semplici che ti aprono nuovi orizzonti. Un orto può essere sovversivo?  Sto cercando di scoprirlo, il video mi ha aiutato molto, alla fine è una questione di buona volontà. Qualche tempo fa ho visto sul terrazzo di un caro amico, varietà di spezie e ne sono rimasto colpito. Pensare che qui attorno alla casa abbiamo un po’ di terreno libero e l’unica pianta commestibile piantata è il basilico. Dopo la visione di questo video mi è venuta la voglia di sostituire gli ortaggi alle siepi vediamo che danni riesco a combinare, amici venite in mio soccorso, potete lasciare commenti, link, curiosità, segreti, per me sarà tutto una grande novità.

S.

Permacultura

Cosa nella nostra quotidianità non dipende dal petrolio? Soffermatevi un po’, pensateci, guardatevi attorno. La nostra è una società basata sul petrolio, una risorsa limitata e la popolazione mondiale sta arrivando a 7 miliardi, il nostro modello di vita è insostenibile. In questo documentario salta subito all’occhio di come tutta l’agricoltura moderna sia legata al petrolio, per la movimentazione delle macchine usate per la lavorazione della terra ed al gas per i fertilizzanti che rendono produttive le terre ormai sterili. Il mondo oggi, grazie al petrolio, in termine energetici è come se disponesse di 22 miliardi di schiavi lavorando 24 ore su 24. Il petrolio ci ha abituati a tenori di vita che saranno insostenibili.

S.

La F.I.A.T vicino a casa, a Goiana il nuovo stabilimento

In un articolo precedente, avevo riportato la notizia, che la Fiat, entro il 2014, avrebbe  inaugurato il secondo stabilimento in Brasile. Precisamente, le intenzioni erano quelle di costruire questa innovativa fabbrica (guarda il video) nel municipio di Cabo di Sant’Agostino, a sud di Recife, conosciuto già per il porto industriale di Suape. Nelle ultime settimane però cominciavano a  girare delle notizie rese ufficiali 3 giorni fa, la Fiat, dopo uno studio più approfondito, si sarebbe installata nel municipio di Goiana, nel litorale nord pernambucano, adesso si che è vicina a casa. Al porto di Suape rimarrà il centro logistico ma la fabbrica per necessità di spazi sarà costruita nel municipio di Goiana, aumentando le dimensioni e il numero dei dipendenti. La superficie, dai 4,4 milioni di  metri quadrati passa agli attuali 14 milioni, ci sarà pure la pista per i test. I dipendenti della fabbrica passeranno da 3500 a 4500 e l’investimento sarà di 4 miliardi di R$, 1 miliardo in più del vecchio progetto.

Varie le motivazioni per questo cambio di rotta. Le istituzioni di Cabo, nonchè i suoi abitanti sono alquanto sul piede di guerra per aver perso una opportunità economica come quella di ospitare una delle maggiori produttrici di auto al mondo. Il governatore dice che è stata una scelta a senso unico della Fiat che cercava più spazi. Il fatto è che la situazione nel litorale sud sta diventando insostenibile ed i politici se ne sono accorti. Il litorale sud, tra turismo e industrie si è sviluppato in modo talmente disordinato da rischiare il collasso. Pensate solo che una delle spiagge più famose del nordest brasiliano, sto parlando di Porto de Galinhas, si trova a soli 11Km in linea d’area dal più importante porto industriale del nordest con tanto di petrolchimico annesso. Per non parlare delle vie d’accesso che in caso di pioggia diventano inaccessibili e infrastrutture totalmente in ritardo rispetto all’industrializzazione della zona. La Fiat avrebbe senza dubbio peggiorato le cose, da qui l’esigenza di trovare delle soluzioni anche per equilibrare lo Stato in termini di Pil, fino ad oggi totalmente sbilanciato verso sud.

Per chi lavora nel campo immobiliario, solo a poche settimane dalla comparsa delle prime notizie, si sta già percependo quali saranno i risvolti di un investimento di così grosse proporzioni. In primis un incremento di nuove abitazioni. Si suppone che saranno un centinaio le aziende che ruoteranno nella sfera Fiat, creando tra i 15 ed i 20 mila nuovi posti di lavoro oltre ai 4.500 che Fiat impiegherà. Una grossa fetta di queste persone arriveranno da fuori Pernambuco, in primo luogo da Minas Gerais, dove a sede l’unica fabbrica brasiliana e da dove arriverà molto del Know-how. L’aspettativa è che, da qui al 2014, anno di inaugurazione della fabbrica, si avrà la creazione di 50.000 posti di lavoro, compreso l’indotto.

La fabbrica produrrà 250.000 auto all’anno, ancora ricoperti da segreto industriale i modelli che verranno prodotti.

S.

Inceneritore: l’alternativa c’é

Sentire parlare ancora di inceneritore a Trento mi fa venire i brividi, cogliere il totale disinteresse della maggior parte dei trentini mi lascia sgomento. Ci siamo convinti che all’inceneritore non ci siano alternative e che anzi sará fonte di energia e reddito. E che dire del nostro continuo delegare il nostro futuro a politici mediocri,quando va bene, che stanno mandando in malora il nostro Paese?

Andiamo per ordine, gli inceneritori senza il contributo derivante da parte della nostra bolletta, Cip6, sono economicamente insostenibili, non si mantengono, il che, detto in tempi di crisi, non è da poco. Paghiamo un 6-7% in più sulla bolletta dell’energia per finanziare le energie rinnovabili e assimilate, in realtà finanziamo gli insostenibili inceneritori che devono bruciare rifiuti, una presa per i fondelli. Per una P.A.T che sostiene e pubblicizza la raccolta differenziata spinta non vi sembra cosa abbastanza strana che allo stesso tempo voglia creare un megabruciatore per rifiuti? Per me è un controsenso, come puoi convincere migliaia di persone a fare la raccolta differenziata, che implica una riduzione dei rifiuti, per poi fargli un inceneritore che a regime dovrà bruciare tot. tonnellate di rifiuti all’anno? Mettiamo il caso che i trentini siano dei raccoglitori doc, cosa facciamo importiamo monizza per far funzionare l’inceneritore? Sarà che sotto sotto non ci sia un disegno politico-economico? Ma certo che c’è state tranquilli, tutto mondo è paese, vero che la mia terra è un paradiso ma è frequentata da uomini :) guarda il PDF.

Non entro nell’aspetto salute, penso solo che una cosa che viene bruciata non è che sparisce, si trasforma in altro. E sembra anche che quando si tratta di fare controlli approffonditi sulle emissioni di questi megaimpianti benedetti dalla politica, dall’ industria e perfino dal clero si incontrino diverse, per stare in tema, nebulose. Vedi questo PDF.

Quando in una città come Trento, proiettata a diventare città di università e centri ricerca con un territorio a vocazione turistico agricolo, sento dire che non ci sono alternative all’inceneritore, mi rattristo. Campus universitari, milioni spesi in centri ricerca e il nostro futuro sarebbe bruciare la monnizza? Una Provincia e un comune come Trento dovrebbero essere di esempio e non seguire i casi di città come Brescia, dove gli affari delle lobby hanno prevaricato gli interessi dei cittadini.

La foto pubblicata è di un mio carissimo amico, lo striscione è in bella vista in una strada dove il nostro ormai principe-vescovo, nonchè Presidente della Provincia Dellai passa spesso. Il mio amico, che vede il bicchiere sempre mezzo pieno, spera di sensibilizzare il Presidente, lui almeno da il buon esempio e sentite sentite, non è un comunista ed è pure imprenditore :). Qui sotto alcuni link dove potrete trovare l’alternativa e raccolta firme per fermare questo aborto:

trentinopulito.org 

terranews.it

S.

Il Brasile rivaluta la costruzione di nuove centrali nucleari

La costruzione di nuove quattro centrali nucleari entro il 2030, prevista nel piano strategico del governo, é in fase di rivalutazione. La decisione sará presa solo l’anno prossimo, anche se da indiscrezioni di fonti vicine alla Presidente Rouseff sembra proprio che la costruzione delle nuove centrali nucleari sará esclusa dalle prioritá.  Dopo l’incidente di Fukushima, come in varie parti del mondo, anche in Brasile il clima politico intorno al nucleare é cambiato. In Cina hanno sospeso un programma che prevedeva la costruzione di nuove 30 centrali ed é di pochi giorni fa la decisione della Germania di abbandonare il nucleare entro il 2022.
In Brasile, al momento, si vuole portare a termine la costruzione della terza centrale “Angra 3” che dovrebbe essere pronta per il 2015 ma per i programmi futuri la politica prende tempo. Servirá un incidente grave ogni 10 anni per escludere una volta per tutte il nucleare dai programmi energetici degli stati?
Il 12 e 13 giugno andiamo a votare per barrare con un sí un definitivo “no al nucleare”. 
S.
 
 

Referendum del 12 e 13 giugno

 

Le notizie dal Giappone sulla radioattività sono sempre più preoccupanti, per chi, ha seguito giorno per giorno i drammatici eventi giapponesi, non sarà stata una novità la notizia dell’innalzamento del livello di rischio, uguagliando i livelli di Chernobyl. A mio parere, a dir poco imbarazzanti, i tentativi del neonato Forum Nucleare Italiano di raffreddare le nuove notizie provenienti da Fukushima.Il forum si è presentato ufficialmente come “spazio chiaro e trasparente di informazione e dialogo” e poi scopri (fonte:Terra Nuova – gennaio 2011) che tra i fondatori si incontrano realtà totalmente in conflitto di interessi come Sogin, Edf, Areva, Edison, Enel, Ansaldo nucleare, Alstom Power, Gdf Suez.

Devo ringraziare le grandi sorelle del nucleare italiano che si sono prodigate per fondare (o per restare in tema di nucleare, fondere) questo forum così imparziale.  Degli arrampicatori sugli specchi, dopo il terribile incidente successo in Giappone sono indaffarati nella propaganda del nucleare sicuro. L’aggettivo sicuro vicino al nucleare mi preoccupa.

Qualcuno saprebbe spiegarmi come mai in Italia in 20 anni non siamo ancora riusciti a smaltire 100.000 tonnellate (4000 autotreni carichi) di scorie radioattive? Lo sapevate che lo smaltimento delle vecchie centrali è in ritardo sconcertante e costa alla collettività 400.000.000 di € l’anno? Leggetevi l’interessante dossier scritto da Legambiente intitolato “A chi tocca il bidone del nucleare?

Voi vorreste una centrale nucleare nel vostro giardino? No? Neanche nel giardino del vicino però! E’ una questione di fairplay.

In massa a votare al referendum :)

Ai referendum di domenica 12 e lunedì 13 giugno vota SI per dire NO.

1- Vota SI per dire NO AL NUCLEARE.

2 – Vota SI per dire NO ALLA PRIVATIZZAZIONE DELL’ACQUA.

3 – Vota SI per dire NO AL LEGITTIMO IMPEDIMENTO.

RICORDATEVI CHE DOVETE PUBBLICIZZARLO VOI IL REFERENDUM… la politica (maggioritaria) sposata con l’affare nucleare non farà passare gli spot in TV. Il referendum passa solo se viene raggiunto il quorum. E’ necessario che vadano a votare almeno 25 milioni di persone.

Passate Parola.

S.

L’acqua in Brasile

Pochi giorni dopo la giornata mondiale dell’acqua le notizie che arrivano dal brasile non sono buone. Non bastava la notizia uscita qualche mese fa su Science, riportata dal blog salva le foreste, secondo il quale c’è la reale possibilità, dovuta alle due ultime ravvicinate secche(2005-2010), che nei prossimi anni l’Amazzonia invece di assorbire CO2, la produrrà. Farà a gara con gli USA per chi ne produrrà di più. E tutto questo per la decomposizione degl’alberi morti a causa  delle due terribili secche. Spero proprio si sbaglino! 

Si parlava di cattive notizie, entro il 2015 il 55% delle città brasiliane avrà problemi con la distribuzione dell’acqua potabile. Questa è la dichiarazione dell’ANA agenzia nazionale dell’acqua brasiliana. Lo studio appunta anche che la distribuzione d’ acqua rimarrà critica fino al 2025. Pensare poi che città come San Paolo ad ogni stagione finiscono sott’acqua. 

I problemi più seri si riscontreranno nelle regoni sudest e nordest dove si prevede per il 2015 l’aumento delle interruzioni della distribuzione, dovuta al grande aumento della domanda. Fino al 2025 si dovranno investire non meno di 70 miliardi di R$ per garantire  acqua di qualità a tutto il popolo brasiliano. 48 dei 70 verranno spesi nei sistemi fognari per salvaguardare le fonti di approvigionamento. A non aiutare la situazione è la questione rifiuti, solo il 17% dei rifiuti prodotti finiscono in discariche autorizzate e “tecnicamente” adatte.   

Per chi vuole approfondire l’argomento clicchi qui, in portoghese

S.

Projeto construção

A volte mi chiedo cosa sarebbe il Brasile senza donne, non pensate male :), ma come in poche altre parti del mondo che conosco, la donna ha un ruolo così centrale. Ne ho avuto l’ennesima conferma quando ho visto i partecipanti ad un progetto che ho contribuito a far nascere. Il progetto non prevede un corso di amministrazione ma bensì un corso di formazione per la costruzione di case popolari. Il tutto è nato qualche mese fà quando ho conosciuto dei ragazzi italiani che lavoravano per Cesvi, una Ong italiana. Continua la lettura di Projeto construção

La C.T.M.F lotta per la salvaguardia dell’ambiente.

Il titolo riporta:”Associazione del turismo di Maria Farinha lotta contro i rifiuti sulla spiaggia”. Questo articolo é apparso in questi giorni su un giornale locale che tra gl’altri articoli riportava anche la critica della neo nata associazione del turismo verso gli organi pubblici della zona. L’articolo é il seguente:” nel giorno 14 luglio alle 10 di mattina, presso l’Hotel Amoaras Resort la CTMF – associazione del turismo di Maria Farinha – si é riunita per discutere e elaborare dei progetti per stimolare la crescita del turismo locale. Si sa che il turismo oltre a movimentare l’economia crea anche posti di lavoro. “Il turismo é anche di facile sviluppo, non inquina, e qui a Maria Farinha la bellezza naturale facilita il processo” dice il Presidente dell’Associazione Felipe Andrade. Continua la lettura di La C.T.M.F lotta per la salvaguardia dell’ambiente.

Sacolas Plasticas

Ho trovato una notizia interessante che riguarda la legge “della borsa di plastica” . 

L’iniziativa parte dalla Segreteria dell’Ambiente dello Stato di Rio de Janeiro promuovendo una campagna educativa. La campagna consisteva nell’avvertire i negozianti sulla sostituizione delle borse di plastica con quelle reciclabili e allo stesso tempo, orientare la popolazione sulla importanza di diminuirne il consumo per preservare la natura. La legge è del 16 luglio del 2009 e dava delle scadenze per le quali un negoziante si doveva organizzare. Per le medie e grandi imprese il tempo previsto di un anno è già scaduto e sono già cominciate le verifiche con, fino ad oggi, dei semplici richiami ed una proroga per potersi sistemare.

La legge obbliga negozi e supermercati di 92 comuni di Rio a vendere la merce in sacchetti reciclabili e riutilizzabili. In realtà sono previste delle eccezioni, come quella di continuare a vendere la merce nei sacchetti di plastica ed a chi utilizza un sacchetto reciclato fare uno sconto di 0,03 R$ ogni 5 prodotti comprati.

Praticamente ti scontano forse il costo del sacchetto che non hai utilizzato. Una farsa!

S.

Acqua pubblica

Ogni tanto arriva qualche buona notizia dall’Italia, è di oggi la notizia ufficiale che sono state raccolte 1.400.000 firme per il referendum per l’acqua pubblica e tratto dal FattoQuotidiano:” Se i referendum saranno ammessi, entro la primavera 2011 gli italiani saranno chiamati a votare tre differenti quesiti: sull’articolo 23 bis del decreto che prevede che le società, per fornire servizi idrici, si trasformino in aziende miste con capitale privato al 40%; sull’articolo 150 del decreto legislativo 152/2006 che prevede l’affidamento di un servizio idrico attraverso gara Continua la lettura di Acqua pubblica

E questo è niente

Questo non è assolutamente niente, se paragonato alla tragedia avvenuta a Rio nei giorni scorsi. Ma è solo un piccolissimo esempio di come mezz’ora di pioggia possa causare danni e disagi. Io ero in macchina in coda (a Recife) mentre scattavo la foto, con l’acqua che stava per arrivare alle portiere, e questa vecchina, che aspetta l’autobus, lì in mezzo a un lago di acqua lurida. I tombini o i canali per lo scolo delle acque sono talmente pieni di immondizia  che l’acqua non passa più.

La gente imparerà mai l’educazione? E la classe politica comincerà a fare qualcosa in questo senso? Forse il giorno in cui verrà sotterrato un grattacielo nella zona più ricca della città.

A.

Spesa a Km e rifiuti zero

Lo voglio anch’io!!!

Se penso a tutti i sacchettini di plastica che ti rifilano quando fai la spesa qui in Brasile (vedi un vecchio articolo di Anna) e a dove andranno a finire, sto male.

Nei giorni in cui é ancora viva la tragedia successa a Niterói (video) nello stato di Rio de Janeiro, dove i governanti hanno permesso la costruzione abusiva di case/baracca su di un crinale di una collina che fino agl’anni 80 era una discarica,  vedere un video come il seguente ti lascia accesa la speranza che le cose possono ancora cambiare.

Il video parla da solo.

S.

Distruzione in Rio de Janeiro

In quella che dovrà essere la “capitale” dei mondiali 2014 e delle Olimpiadi 2016, in questi ultimi giorni si stanno vivendo ore drammatiche. La pioggia degl’ultimi giorni ha distrutto ed allagato interi quartieri. Il numero delle vittime fino ad ora è arrivato a 145, 46 solo nella capitale carioca. Ma le vittime sono destinate ad aumentare e l’ammontare dei danni è ingente, parlano di 400 milioni di Reais e migliaia di persone rimaste senza casa. Per di più c’è un elevato rischio di epidemie dovuto all’inquinamento degli acquedotti che sono diventati un tutt’uno con le fogne. Molti quartieri popolari di Rio sono costruiti su crinali di colline che per colpa di un’urbanizzazione selvaggia e criminale, hanno perso qualsiasi tipo di stabilità e con le piogge gli smottamenti sono inevitabili. Continua la lettura di Distruzione in Rio de Janeiro

Amazzonia U.S.A e getta.

“Di un’area di 1,8 milioni di chilometri quadrati, equivalente a 3 France, ancora non si conoscono con certezza, il rilievo del terreno e il percorso dei fiumi. Si ignorano il potenziale minerale del sottosuolo e i dettagli dell’ecosistema. ” Tratto da un articolo del settimanale Veja del 10 marzo 2010 che continua: ” l’ultimo rilevamento cartografico dell’Amazzonia risale al 1980, realizzato con tecniche oggi obsolete. Le mappe attualmente disponibili, elaborate per mezzo di foto aeree, mostrano pochi dettagli e molte imprecisioni. In un periodo di 30 anni, il corso dei fiumi di piccola e media portata, per esempio, soffre di alterazioni significative. Ora per iniziativa dell’esercito brasiliano, si sta elaborando un nuovo rilievo cartografico, che andrà a rilevare dei dettagli fino ad oggi sconosciuti. La nuova mappa sarà essenziale per lo sviluppo strategico della regione, tanto per la preservazione della foresta quanto per l’ esplorazione delle ricchezze naturali e nell’investimento in opere come strade e gasdotti. Il nuovo mappamento costerà 80 milioni di Reais e sarà realizzato attraverso radar trasportati da aerei.” Ancora: ” Il nuovo rilievo cartografico dell’Amazzonia dovrebbe essere pronto in quattro anni.” “Conoscere i dettagli idrografici è importante anche per tamponare le perdite di petrolio, comuni nella regione, perchè sarà possibile prevedere dove si diffonderanno.” Anche il ministro delle miniere e energia è molto interessato alle nuove mappe. ” Dei sensori installati su degli aerei andranno a misurare la densità, il magnetismo, e la radioattività delle rocce, stimando che tipo di minerale esiste nel sottosuolo.”

Mi sembra sempre più un mondo che si sta vendendo gli organi per un “progresso” malato. In questo caso ci stiamo vendendo i polmoni. Mi sforzo di pensare che sia un’ azione, da parte del Governo brasiliano, per contrastare la selvaggia distruzione dell’Amazzonia, più conoscenze hai a tua disposizione più facile è raggiungere l’obiettivo. Ma l’entusiasmo dura poco, quando vedo che i tra i principali clienti della società privata proprietaria della tecnologia ci sono le principali società estrattrici di minerali del Brasile. La società si chiama Orbisat e tra i suoi clienti può vantare Petrobras, Vale, Alcoa e altri.

Particolare da sottolineare, la tecnologia deriva direttamente dall’esercito degli Stati Uniti e questo mi fa riflettere su una lettera ricevuta da un’ amica qualche tempo fa riguardo ad un convegno in cui un ministro brasiliano dell’epoca rispondeva a degli universitari statunitensi.

Gli USA per preservare le foreste dell’Amazzonia hanno proposto di internazionalizzarle ed il Ministro dell’Educazione brasiliano, pur condividendone il desiderio di conservazione, propone in antitesi critica di internazionalizzare anche: le fonti energetiche del petrolio, la povertà nel modo, i beni architettonici, ecc. ecc.

Martedì, 25 maggio 2004, Show Brasiliano negli Stati Uniti !

Durante il dibattito in una Università negli Stati Uniti, l’Ex Governatore del Distretto Federale e attuale Ministro dell’Educazione del Governo Brasiliano di Ignazio Lula da Silva, Cristovao Buarque, fu invitato a esporre la propria opinione sulla internazionalizzazione dell’Amazzonia. Un giovane studente americano introduceva la sua domanda, affermando che sperava in una risposta da umanista e non da brasiliano.

Questa è stata la risposta del Signor Cristovao Buarque:

“Infatti, come brasiliano, io parlerei semplicemente contro l’internazionalizzazione dell’Amazzonia. Per quanto poco i nostri governi abbiano protetto questo patrimonio, esso è comunque nostro. Come umanista, avvertendo forte il rischio di degrado ambientale di cui soffre l’Amazzonia, posso immaginare la sua internazionalizzazione, come dovrebbe avvenire per tutto quello che è di importanza vitale per l’Umanità. Se l’Amazzonia sotto un’ottica umanista deve essere internazionalizzata, si dovranno pertanto internazionalizzare anche le riserve di petrolio del mondo intero. Il petrolio è importante per il benessere dell’umanità tanto quanto l’Amazzonia per il nostro futuro. Nonostante ciò, i proprietari delle riserve si sentono in diritto di aumentare o diminuire l’estrazione di petrolio, di alzarne o abbassarne i prezzi.

Nello stesso modo, il capitale finanziario dei paesi ricchi, dovrebbe essere internazionalizzato. Se l’Amazzonia è una riserva per tutti gli esseri umani, non può essere bruciata per volontà di un proprietario, o di un paese. Bruciare l’Amazzonia è tanto grave quanto la disoccupazione provocata dalle decisioni arbitrarie degli speculatori globali. Non possiamo lasciare che le riserve finanziarie si servano per bruciare paesi interi nella voluttà delle speculazioni.
Prima comunque dell’Amazzonia, io vorrei vedere l’internazionalizzazione di tutti i musei del mondo. Il Louvre, non deve appartenere soltanto alla Francia. Ogni museo del mondo è guardiano dei più bei pezzi prodotti dal genio umano. Non si può lasciare che questi patrimoni culturali, come il patrimonio naturale amazzonico, siano manipolati e distrutti a unica decisione di un proprietario o di un paese. Non molto tempo fa un miliardario giapponese decise di seppellire con lui il quadro di un grande maestro d’arte. Prima che accadesse questo, quel quadro avrebbe dovuto essere internazionalizzato.

Nel corso del Forum del Millennio, incontro organizzato di recente dalle Nazioni Unite, i Presidenti di alcune nazioni del mondo, hanno avuto difficoltà a presenziarvi, per impedimenti alle frontiere degli Stati Uniti. Per questa ragione, io credo che New York , in quanto sede delle Nazioni Unite, debba essere internazionalizzata. Per lo meno Manhattan, dovrebbe appartenere a tutta l’umanità. Così come Parigi, Venezia, Roma, Londra, Rio de Janeiro, Brasilia, Recife, ogni città con una bellezza specifica, con una storia di rilevanza mondiale, dovrebbe appartenere al mondo intero. Se gli Stati Uniti vogliono internazionalizzare l’Amazzonia, per scongiurare il rischio di lasciarla nelle mani dei brasiliani, internazionalizziamo dunque tutti gli arsenali degli Stati Uniti! Proprio perchè gli americani hanno dimostrato che sono capaci di usare queste armi provocando una distruzione miliardi di volte superiore a quelle, pur deprecabilissime , degli incendi fatti nelle foreste brasiliane.

Negli ultimi loro dibattiti, gli attuali candidati alla presidenza degli Stati Uniti hanno difeso l’idea di internazionalizzare le riserve forestali del mondo intero, in cambio dell’abbuono del debito pubblico internazionale. Cominciamo, usando questo debito per garantire che ogni bambino del mondo intero abbia la possibilità di MANGIARE e di andare a scuola. Internazionalizziamo i bambini, trattandoli, tutti loro, non importa da quale paese provengano, in quale paese siano nati, come patrimonio dell’umanità, che merita l’attenzione e la protezione del mondo intero! Ancor più di quanto non meriti l’Amazzonia!
Quando gli alti funzionari di stato mondiali, tratteranno i bambini poveri del terzo mondo come patrimonio dell’Umanità, essi faranno in modo che i bambini non lavorino, quando dovrebbero studiare, non muoiano, quando dovrebbero vivere.
Come Umanista, accetto di difendere l’idea di internazionalizzare il mondo.
Ma fintanto che il mondo mi tratterà da brasiliano, lotterò affinchè l’Amazzonia sia nostra. Solo nostra!”

Discorso pubblicato sul New York Times/Washington Post/Today e nei maggiori giornali d’Europa e Giappone. Invece in Brasile, il discorso non è apparso su nessun giornale.

Dopo 6 anni abbiamo capito il perchè.

Il video si riferisce alla Chevron in Ecuador ma la sostanza non cambia.

S.

A Gravata l’energia é eolica.

eolicoDi Gravata, una cittadina all’interno del Pernambuco, conosciuta per essere considerata il luogo preferito di villeggiatura invernale dei recifensi (abitanti di Recife), non vi parleró delle sue curiose case con tetti talmente spioventi che ti fanno pensare a metri e metri di neve :) ma del nuovo impianto eolico appena installato. Proprio cosí, un impianto eolico in grande stile. Non essendo danese, tedesco o comunque cittadino del nord europa vedere e pensare ad un impianto eolico in Brasile mi stupisce. Ne ho visti talmente pochi in Italia che vederli da cosí vicino mi impressiona. Sono davvero enormi! Ho letto su alcuni blog pareri contrastanti, non sono del settore e non me ne intendo, posso solo dire che preferirei non vivere vicino ad una centrale nucleare o a valle di qualche diga.

eolico brasile

Un contratto di cooperazione tecnica e finanziaria tra il municipio di Gravatá e l’impresa Eolica Gravata – Geradora de Energia S/A ha permesso la realizzazione di un parco eolico nel distretto di Mandacaru. L’impresa sará responsabile per la costruzione e gestione del parco eolico e delle vie di accesso con la collaborazione del Governo Federale. In questi giorni, con una puntualitá svizzera rispetto al progetto, le pale hanno cominciato a fare qualche giro di prova. L’energia prodotta entrerá a far parte del sistema nazionale di approvigionamento elettrico.

Il progetto parte dal 2002, quando il Governo Federale diede vita al programma “Proeolica”, dopo la crisi energetica, quando era chiara l’esigenza della diversificazione delle fonti energetiche, fino a quel momento quasi completamente di derivazione idrica.  Secondo il direttore dell’impresa Eolica Gravata, il progetto é di equilibrio nella produzione e offerta di energia. “Nei periodi di minor piena del fiume São Francisco, da giugno a settembre, si assiste ad una maggiore velocitá del vento nel nordest brasiliano, che puó produrre grandi quantitá d’energia eolica, evitando che l’acqua del fiume sia utilizzata.”

L’energia data dal vento é considerata per il Municipio una fonte di energia rinnovabile, ampiamente disponibile, con basso impatto ambientale e pulita. Non emette residui tossici e gas nell’atmosfera. La costruzione del parco eolico rientra nei propositi ambientali della attuale amministrazione municipale e crea posti di lavoro, oltre ad arricchire i proprietari dei terreni che dall’impresa riceveranno il pagamento di un affitto.

L’eolico non é una peculiaritá solo del Pernambuco ma di tutto il Nordest brasiliano. L’ultima stima del potenziale eolico in Brasile é di 143 mila MW, dei quali 75 mila Mw solo nel Nordest brasiliano. Il parco eolico di Gravata fornirá 25 MW per un costo a progetto di 170 milioni di R$. 12 torri di 70 metri con pale del diametro di 80 che forniranno energia per 250.000 mila persone. I materiali usati per il montaggio delle turbine arrivano da India, Danimarca e Spagna. Le turbine sono state costruite nel nuovo polo industriale pernambucano di Suape e la realizzazione delle linee per il trasporto dell’energia é stato tutto sotteraneo.

S.

energia eolica brasile

COP 15 – FRACASSHAGEN 2009

Qui in Brasile “fracasso” sta per fallimento. Se proprio non è stato un fallimento, diciamo un mezzo fallimento, almeno per chi avesse avuto un briciolo di speranza.

L’informazione brasiliana riporta che il presidente degli Stati Uniti , Barack Obama, e i lider dei principali paesi emergenti, hanno sigillato in questo venerdì un nuovo accordo sul clima, che non è altro che “un primo passo e insufficente passo per combattere il cambiamento climatico”, secondo una autorità nord-americana.

Questa fonte parla anche che Obama ha ottenuto un “accordo significativo” con i primi ministri di Cina, India e Africa del Sud, dopo una profonda divisione tra i lider dei paesi poveri e ricchi.

Anche il Brasile ha approvato l’accordo, che sembra abbia lasciato fuori dai giochi gli altri partecipanti al summit. Non c’è una garanzia che tutti gli altri paesi partecipanti lo approvino. L’assenza dall’accordo dell’Unione Europea è stata considerata molto significativa.

“Il summit vuole posticipare molte questioni per una riunione o una serie di riunioni da farsi nel 2010” ha dichiarato l’Ambasciatore speciale brasiliano per il cambio climatico.

La iniziale tensione tra Cina e Stati Uniti, i due maggiori inquinatori in fatto di CO2, si è calmata dopo il messaggio di Obama ai lider cinesi che dice come, un qualunque accordo per  la riduzione delle emissioni di gas serra si riassumerebbe in “parole vuote sopra una pagina” se l’argomento non fosse trasparente e trattato con responsabilità.

Per tutto il giorno i negoziati hanno sofferto per trovare dei parametri accettabili da tutti i 193 paesi. La bozza, discussa venerdì, includeva 100 miliardi di US$ all’anno dati ai paesi poveri fino al 2020 come aiuto per combattere i sempre più pericolosi effetti del cambiamento climatico .  

Ma hanno abbandonato l’idea che questo accordo porterà già il prossimo anno ad un testo giuridicamente vincolante.

Sempre un funzionario Usa dichiarò: ” l’accordo….non è sufficente per la minaccia del cambiamento climatico, ma è un primo passo. Nessun paese è interamente soddisfatto, ma è un passo avanti, significante e storico, una base dalla quale partire e migliorare.

I paesi poveri saranno finanziati nel cercare di mantenere il riscaldamento globale medio sotto i 2 gradi di aumento rispetto alle medie pre-industriali. Naturalmente chi beneficerà dei contributi, dovrà documentare i progressi nel campo della riduzione di CO2.   

Solo l’Unione Europea ha cercato un accordo forte per la limitazione delle emissioni, con rigide restrizioni di emissioni di CO2 da parte dei paesi industrializzati, specialmente gli USA .

 

Non basta un summit per abbassare le emissioni di CO2, servono persone più coscienti, che nelle loro possibilità contribuiscano ogni giorno al cambiamento. 

S.

COP 15 – COPENHAGEN 2009

E’ di oggi la notizia che, come da una stima del ministro dell’ambiente Carlos Minc, il Brasile dovrà spendere 10 miliardi di reais ogni anno per i prossimi 10 anni. Questo per poter raggiungere la meta della riduzione delle emissioni di gas serra proposta al COP 15. Sempre lo stesso ministero conferma la proposta del Brasile fatta a Copenhagen, quella cioè di ridurre le emissioni da qui al 2020 del 36-39%. ” Posso dire che non avremo spese inferiori a 10 miliardi di reais all’ anno, per una decade, il che significa 100 miliardi di reais”, afferma il ministro.

Secondo Minc, in viaggio per Copenhagen, per finanziare la proposta saranno utilizzati dal governo federale il  “Fundo para Mudanças Climáticas” che riceverà le royaltes del petrolio e il “Fundo da Amazonia” che ha ricevuto un miliardo di US$ dalla Norvegia. Il “Fundo para Mudanças Climáticas” riceverà un miliardo di reais all’anno.

Afferma Minc:”Copenhagen non sarà un fallimento”.  Da Copenhagen sicuramente si uscirà con un accordo firmato, ma in questo accordo non saranno risolte tutte le questioni. Non facciamoci illusioni al riguardo.”

Nelle valutazioni del ministro, il fatto che il Brasile abbia deciso di presentare una sua proposta al summit ha indotto altri paesi emergenti a fare lo stesso. ” Altri paesi ancora riluttanti come l’Indonesia, la Corea, la Cina, l’India e ieri il Sud Africa, hanno presentato mete che sono differenti, hanno criteri differenti. Ma quello messo sul tavolo non può essere ritirato. Anche se non si arrivasse ad un accordo su tutto, e non si arriverà ad un accordo su tutto, sarà creata una solida base. Quello che i paesi hanno messo sul tavolo in questo mese non sarà ritirato.”

Incentivi

Per aiutare il paese nella riduzione delle emissioni di gas tossici, Minc disse che il Ministero dell’Industria annuncierà in breve nuovi incentivi tributari a chi previligerà l’ambiente nella produzione, come è già successo con la concessione dell”IPI verde”, un’ imposta agevolata sull’acquisto di automobili a bassa emissione di CO2. Tra i prodotti che ne devono usufruire, il ministro cita materiali riciclabili, come il vetro e la plastica, automobili elettriche e attrezzature solari ed eoliche.

Il ministro Mantega è completamente favorevole a questa idea. Aspetta a breve i nuovi incentivi tributari sui prodotti riciclabili, come la plastica e il vetro. L’Industria già sta studiando come poter fare, dice Minc, la questione ambientale e climatica si sviluppa quando entra nel sistema economico finanziario dell’economia reale, e non solo dalle nostre belle intenzioni e utopie.

La notizia, se comparata ad un articolo apparso su “Science”, lascia ben sperare. L’articolo riporta di una ricerca fatta da 18 ricercatori brasiliani e statunitensi che spiegano come con un massimo di 18 miliardi di dollari spesi nei prossimi 10 anni si possa salvare la Foresta Amazzonica dal disboscamento. I conti sono presto fatti: se il ministro promette di spendere 100 miliardi di Reais in 10 anni, per l’ Amazzonia dovrebbe destinarne 31. Un terzo del budget andrebbe speso nella salvaguardia della Amazzonia sotto forma di finanziamenti per disincentivare la deforestazione da un lato e un controllo e preservazione più rigorosi dall’altro. Ricordiamo che nelle previsioni e proposta del Brasile, la salvaguardia della Amazzonia vale una quota del 24% nella riduzione delle emissioni di gas serra. Per raggiungere il 36% di riduzione avranno ancora a disposizione 70 miliardi di reais. Sembra che le risorse non manchino, speriamo nelle intenzioni.

Per non dire un giorno…

obama invecchiato a Copenhagen

S.

COP 15 – HOPENHAGEN

In questa settimana, sarà un termine usatissimo “Hopenhagen”, alcune grosse multinazionali, tra le quali “Coca-Cola” ci hanno fatto il sito www.hopenhagen.org . Già la “Coca-Cola” è tutto un dire! In Brasile con una legge “Resolução nº 309, de 16 de julho de 1999 stanno vendendo “agua adicionada de sais” e indovinate chi è la società a trarne maggiore beneficio? La Coca Cola Brasil con la sua “Aquarius“.

Definizione di “acqua addizionata di sali”: è quell’acqua preparata artificialmente a partire da qualsiasi raccolta, trattata e addizionata di sali di uso permesso…spesso può essere confusa con la più salutare acqua minerale naturale, confezionata in Brasile da più di 200 piccole e medie imprese imbottigliatrici. In questo momento in Brasile è molto più semplificato l’iter per imbottigliare acqua addizionata di sali che per imbottigliare acqua minerale naturale. Ed anche i costi sono inferiori e a favore dell’acqua artificiale. Le associazioni degli imbottigliatori di acque minerali stanno cercando di far modificare la legge per un più rigido controllo delle acque artificiali, ma la for$a della grossa multinazionale statunitense sembra averne la meglio. Per non parlare delle migliaia di bottigliette in pvc che ogni giorno vengono disseminate nell’ambiente.

Ma la storia è sempre la stessa: “costa molto meno donare qualche milione di $ a qualche onlus o pubblicare qualche sito con degli ottimi effetti speciali per abbellire la facciata, che pensare seriamente ad un vero piano industriale sostenibile. Quanto costerebbe alla Coca-Cola non utilizzare più la plastica come involucro? O alla grandi catene come il “WallMart” non usare più i sacchetti di plastica?”

S.

Deforestamento Amazzonico, i numeri.

Mentre la campagna elettorale dei prossimi candidati alle presidenziali brasiliane del 2010, si fa sempre più verde come riportato nel post precedente, vi do i dati degli ultimi 21 anni di quanti CHILOMETRIQUADRATI di foresta amazzonica sono stati abbattuti. Tra agosto 2008 e luglio 2009 è stato toccato il record di disboscamento minimo degl’ultimi 21 anni, SETTEMILAOTTO CHILOMETRIQUADRATI DI DISBOSCAMENTO. Annuncio dato dalla candidata presidente Dilma Rousseff. Alcuni giornali malpensanti (per fortuna esistono anche qui) scrivono che, tutto questo interesse per l’ambiente deriva dalla necessità di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dal black-out del 10 novembre, che ha lasciato al buio 18 stati per un totale di 70 milioni di persone. Ricordo che Dilma fino a 2 anni e mezzo fa era ministra di “Minas e Energia”  e che 2 settimane prima del black-out dichiarava in una radio governativa la sua fiducia nell’efficenza del sistema nazionale di energia elettrica da lei impiantato.

Dilma, sempre più verde, sarà la portavoce brasiliana del summit di Copenaghen. Nel frattempo,  prendendo gli avversari in contro piede, il governatore dello stato di San Paolo José Serra (PSDB), altro candidato alla successione di Lula, annuncia la sottoscrizione di una legge statale che diminuirà entro il 2020 l’emissione di gas Serra, :), del 20% nello stato di San Paolo. Una cosa è da sottolineare: fino ad oggi nessuna campagna presidenziale è stata basata sul tema ambientale, una novità per il Brasile. Sicuramente, l’argomento è preso in considerazione dai candidati, dice Sergio Abranches, un esperto nel campo, non per l’interesse del popolo brasiliano, che relega il problema ambiente agl’ultimi posti, ma per una visibilità mondiale. I meriti di questa ESCALATION verde sono da attribuire alla senatrice ex PT ora PV-AC(Partito dei Verdi) Maria Silva, che con la sua entrata in campo nella corsa al “Palàcio do Planalto” e la sua critica alle non azioni del governo, ha costretto,  i partecipanti alla grande bagarre, ad una revisione dei loro programmi politici, inserendo un bel pò di verde. Grazie Marina Silva, The Original!!

I NUMERI:

1988 – 21050 kmq; 1989 – 17770 Kmq; 1990 – 13730 Kmq; 1991 – 11030 Kmq; 1992 – 13768 Kmq; 1993 – 14896 Kmq; 1994 – 14896 Kmq; 1995 – 29059 Kmq; 1996 – 18161 Kmq; 1997 – 13227Kmq; 1998 – 17383 Kmq; 1999 – 17259 Kmq; 2000 – 18226 Kmq; 2001 – 18165 Kmq; 2002 – 21523 Kmq; 2003 – 25396 Kmq; 2004 – 27772 Kmq; 2005 – 19014 Kmq; 2006 – 14196 Kmq; 2007 – 11633 Kmq; 2008 – 12911 Kmq; 2009 – 7008 Kmq.

Per un totale di  378.073 Kmq. corrispondente circa alla superficie del Giappone 377,873 Kmq.

 S.

 

Summit di Copenhagen 7 – 18 dicembre 2009, la proposta brasiliana

Il governo federale brasiliano venerdì scorso dichiarò, attraverso la sua ministra capo della “Casa Civil” Dilma Rousseff, che il paese si comprometterà volontariamente a ridurre le sue emissioni di gas serra (efeito estufa) tra il 36,1% a 38,9% entro il 2020. Il compromesso sarà ufficializzato durante la conferenza sul clima delle Nazioni Unite, a Copenaghen, Danimarca, tra il 7 e il 18 dicembre.

Con questa dichiarazione volontaria il Brasile cercherà di convincere i paesi ricchi a fare altrettanto. Questa decisione fu presa dopo una riunione tra la ministra, il presidente Lula, i ministri dell’ambiente Carlos MInc, scienza e tecnologia Sergio Rezende, comunicazione sociale Franklin Martins e tutte le rappresentanze dell’area ambientale e energetica del governo. Questa presa di posizione deriva dalla volontà del Brasile di mettersi in buona luce dando il buon esempio al Summit. Effettivamente la sensazione è quella che il summit di Copenhagen dopo le dichiarazioni di USA e CINA, i due paesi in assoluto più inquinatori fanno ufficialmente un passo indietro, rischi di non essere quella rivoluzione verde che  molte persone desideravano e si aspettavano.      

Il Brasile ha fatto un compromesso con lo sviluppo sostenibile e questo implica una posizione molto chiara che è la riduzione delle emissioni di gas serra” disse Dilma in un intervista nella sede della Presidenza in San Paolo. “L’azione sarà volontaria e passibile di verifiche” aggiunge.

Il governo aveva già annuniciato qualche settimana fa l’intenzione di ridurre dell’80 % la deforestazione dell’Amazzonia entro il 2020. Secondo il Ministro dell’ambiente questo rappresenta una riduzione di circa 580 milioni di tonnellate di CO2. Sempre secondo Dilma, il compromesso di riduzione si basa in “azioni fattibili” e, per questo, il governo starà attento ai mezzi di finanziamento per il raggiungimento di questa iniziativa. La riduzione del 38,9%  sara composta da varie azioni:

-Attraverso la riduzione del disboscamento amazzonico per una quota del 24,7%;

-azioni per il 6,1% nel campo agricolo con il recupero di zone ora destinate al pascolo;

-7,7% nelle nuove iniziative nel campo energetico, con l’espansione dell’energia idroelettrica

-0,4% in operazioni nel ramo siderurgico.

Ricordo ai lettori che l’anno prossimo in Brasile ci saranno le nuove elezioni presidenziali e che, neanche a dirlo, Dilma Rousseff è candidata con l’appoggio di Lula alla nuova presidenza. L’iniziativa è comunque buona, denota volontà di cambiamento, nella realtà il disboscamento amazzonico rallenta, manca ancora il buon senso della maggiornaza dei brasiliani ma la sensazione è che le cose possono cambiare velocemente. Questa sera mentre sto scrivendo questo articolo sono molti i telegiornali e le “pubblicità progresso” dedicate al cambiamento climatico.    

S.