di Stefano Adami
Bersani ha mangiato, per capodanno, zampone, lenticchie e bile. Doveva
digerire l’ira per la discesa – o la salita, come si vuole – in campo
di Monti Mario. Pierluigi rischia di tornare al distributore del
babbo. A nulla sono servite le migliori contraeree del PD,
tempestivamente attivate. Monti non si è fatto dissuadere, ha tosto
deciso di partire per la grande impresa.’Monti non entri nella
mischia’, ripeteva anche ai muri il Pierlugi con l’aria di vecchio
pugile arrivato faticosamente all’ultima ripresa, e aver incassato
tutto l’incassabile. A nulla è servita la pur saggissima intervista
del molto saggio Veglio della Montagna, Massimo d’Alema, che spiegava
al Professore sedicente tecnico che scendere in campo, scendere in
politica, significava squalificarsi, perdere prestigio. E D’Alema, che
in politica c’è da una vita, lo sa bene.
Monti no, Monti non s’è fatto convincere. Ha tentennato un po’, poi il
suo capino da IMU ha piegato verso il ‘partecipo’. Da qui l’ira
funesta di Bersani. Gli avevano detto che il traguardo della
presidenza del consiglio era lì, a due passi. Aveva già buttato giù la
lista dei ministri, cercando di soddisfare più o meno tutti. C’era
perfino un posto per Renzi, ai rinfreschi. E invece no, contrordine.
Perchè l’appoggio ufficiale del Vaticano a Monti può significare una
cosa sola: che l’incarico per il Monti 2 è già pronto. E’ stato
inutile che Bersani citasse, tra i suoi modelli, tutti i santi del
calendario. Inutile che Vendola andasse a messa con la mamma tre volte
al giorno, tutti i dì. Inutile infilare tra le dita di d’Alema un
rosario, ogni volta che stava per uscire di casa. Inutile cercare di
sistemare un crocefisso sul petto della Moretti, prima che quella ti
sgusciasse di mano per andare in tv. Inutile incassare l’appoggio
della Goldman Sachs. Dal punto di vista del Vaticano, non ci sono
santi che tengano, il cattolico originale è sempre meglio
dell’imitazione.
Adesso i consolatori di Bersani – Merlo e Claudio Tito di ‘Repubblica’
in testa – si sfogano nel trovare in Monti una latente fisionomia
forlanesca, da patentato burosauro DC. Secondo alcuni, addirittura,
Monti somiglia proprio, nel volto, nei capelli, negli atteggiamenti, a
Forlani, è Forlani redivivo e travestito. Ecco il motivo del colpo di
fulmine con Casini, che di Forlani fu ragazzo di bottega. Ma come,
questi acuti commentatori se ne accorgono adesso dell’
antropoforlanismo di Monti? perchè non un anno fa? perchè non nel
corso del governo tecnico?
Come seconda mossa, i consolatori ipotizzano, ammesso che sia
umanamente possibile, un tandem Monti – Bersani. Ma Monti, nel suo
risciò, ce ne ha già tanti, Casini, Montezemolo, i suoi ministri…
perchè pedalare per uno in più?
Insomma, la discesa in campo di Monti era già chiaramente iscritta
nella sua nomina del novembre 2011. L’avevano capito pure gli auguri
etruschi. Bersani no, non l’aveva capito. Allo stesso modo in cui i
dirigenti del PDS non capirono un’altra discesa in campo, quella di
Berlusconi 20 anni fa. Il distributore s’avvicina.