Ricordando Tamandarè

Esattamente un anno fa a quest’ora ero in Italia. Appena tornata da 2 mesi di Brasile.

Era la fine di gennaio quando sono partita per il Brasile, destinazione Tamandarè. Una cittadina semplice, tranquillissima, senza troppe pretese, con un litorale e una spiaggia magnifici, di quelle che ti lascia senza fiato. Avevo già conosciuto Tamandarè l’anno prima quando ero venuta in vacanza a Maria Farinha. E se vieni a Tamandarè non puoi non conoscere l’asilo, il Centro Solidarietà Padre Enzo. Ci ho passato una sola giornata, ma una volta rientrata dalle ferie ho deciso di informarmi, per poterci lavorare. E così è stato, ho comperato il biglietto con partenza fine gennaio e ritorno due mesi dopo.

E così è cominciata la mia esperienza di volontariato, in quest’asilo enorme, super organizzato, che accoglie circa 500 bambini. E’ anche l’unico asilo di Tamandarè, perciò la domanda, da parte delle famiglie, è molto grande. Ma la selezione prevede l’accoglienza dei bambini che ne hanno più bisogno. Tamandarè è quello che da noi è un piccolo paese: tutti sanno tutto di tutti, la privacy non è una cosa che puoi pretendere. Se lavori presso l’asilo lo sanno. Anche perchè i turisti non si addentrano così tanto nel paese, ma si soffermano sul litorale e sulle spiagge (delle bellezze di Tamandarè parlerò in un altro articolo). L’asilo è situato appena sotto la favela, una favela piccola e relativamente tranquilla, che si estende sul morro, dal quale il panorama di cui puoi godere è una cosa meravigliosa.

tamandarèL’esperienza che ho vissuto, lo ammetto, è stata alquanto faticosa: forse non ero abituata al clima torrido e a quell’enorme quantità di bambini. Perchè bisogna dire che i bambini di qui non sono per niente come i nostri. Ti trovi ricoperto di bambini, ti baciano, ti abbracciano, ti sfiniscono, ti chiamano in continuazione. Forse per loro sei un po’ un extraterrestre, o semplicemente hanno un grandissimo bisogno di affetto e calore umano. Fatto sta che per otto ore al giorno senti un gran vociare, fino a che nn arriva l’ora del pisolino pomeridiano in cui sull’asilo cala un silenzio incredibile. Le attività che dentro l’asilo si possono svolgere sono molteplici: dalla cucina, ai giochi, alla fase docce, al riposino, alle mansioni d’ufficio, alle lezioni di italiano,… Ce n’è per tutti i gusti. Io mi sono dedicata ai bambini, e a dare una mano in cucina quando c’erano da lavare 500 piatti e 500 bicchieri, A MANO, ovviamente.  Io preferisco il contatto diretto con le persone, più che la burocrazia dell’ufficio, che è super importante, ma che non mi si addice particolarmente. Diciamo che volevo vivermela proprio dentro. E così è stato. In più, cosa che ho apprezzato tantissimo, i volontari hanno a disposizione un appartamentino, molto semplice e pulito, situato dentro il paese, vicino all’asilo, perciò inserito nella realtà locale. Devo essere sincera: la prima difficoltà è stata la lingua. Nonostante conoscessi lo spagnolo e pensassi che alla fine come lingue siamo lì, in realtà il portoghese si è rivelato tutt’altro che semplice. Ma come tutte le cose, dopo il primo periodo di stordimento, ho cominciato a buttare fuori qualche suono che risultasse comprensibile a tutti. Tutt’ora, dopo quasi un anno di permanenza qui non riesco a comprendere tutto (forse è anche perchè a casa parlo italiano, al lavoro pure… 😀 ).

Le insegnanti che lavorano lì sono tutte incredibilmente disponibili ad aiutarti, sono socievoli, interessate. Ovviamente non è solo la lingua la difficoltà: per chi ha uno spirito d’adattamento scarso le cose si complicano. Lavorare come volontaria in un posto simile, dove tutto è diverso, sia il clima, che il cibo, che la gente non è stato facile. E andare in favela vedendo le condizione di molte famiglie è ancora più difficile da accettare. Quello che molti sperano da un periodo di questo tipo è un certo tipo di gratificazione personale, oltre che di consapevolezza di aver fatto del bene a qualcuno. Sì, è vero, sapere che se stai facendo fatica è comunque per aiutare qualcuno la fatica si allevia. Ma io devo essere sincera: finchè resti a Tamandarè le cose sono più o meno accettabili, ma nel momento in cui conosci una città grande come Recife, e conosci la realtà brasiliana nei suoi aspetti più vari ti crolla tutto. La disparità tra le classi sociali e il loro vivere fianco a fianco è impressionate. E quando vedi tutte le persone che si mettono di impegno per migliorare le cose, per dare la possibilità a questi bambini di avere un futuro diverso da quello dei loro genitori pensi se veramente servirà a qualcosa. Sicuramente serve, ma il senso di impotenza ti assale, perchè non sei solo tu, ma anche la gente di qui che deve cambiare mentalità. E purtroppo senza educazione e istruzione non c’è verso. E il sistema di istruzione che c’è qui sembra palesemente fatto apposta per lasciare i poveri dove stanno e per far sì che solo i ricchi riescano ad avanzare. Perciò in certi momenti tu sei lì con questo bambino che ti guarda con i suoi occhioni tristi, lo aiuti, gli dai da mangiare, lo lavi, ma sai che appena sarà a casa sua non troverà nè cibo, nè doccia, nè un minimo di attenzione da parte della madre (o della zia..) e allora pensi: ma a cosa serve tutto questo? Come dicevano alcune delle maestre dell’asilo: “quello che noi tentiamo di costruire qui, i genitori a casa lo disfano”. L’unica cosa che ti può stimolare a fare qualcosa è sperare che su 100 bambini alcuni avranno la testa per pensare da soli e per non seguire l’esempio dei genitori e voler uscire dalla loro condizione. Cosa che peraltro è resa più difficile da questo sistema che tende a non privilegiare chi ha bisogno. Insomma, chi non è stato fortunato deve fare il triplo di fatica per poter arrivare a quello che vuole.

Ho ricevuto varie e-mail di persone che, leggendo il blog, hanno mostrato interesse per svolgere un periodo di volontariato qui in Brasile. Non mi sono dilungata molto sui dettagli pratici del periodo che ho svolto, ma chiunque fosse interessato può scrivermi e io darò qualsiasi tipo di info o consiglio.

Intanto lascio il link dell’asilo: http://progtamandare.altervista.org/

Nel pdf dal titolo cerchiamo volontari progetto Tamandarè troverete altre info interessanti. cerchiamo_volontari

Ma un consiglio ve lo do: se ne avete la possibilità fatelo, o qui o da qualsiasi altra parte del mondo.

A.

13 pensieri su “Ricordando Tamandarè”

  1. Ciao Anna! ho letto il tuo blog. Tra 20 gg parto anche io per il Brasile per fare un’esperienza di un mese di volontariato in un asilo, a Macapa. Hai qualche consiglio da darmi? se hai voglia potremmo sentirci per email, mi farebbe molto piacere. il mio indirizzo è fedesibilla@yahoo.it
    Grazie mille, spero in una tua risposta. Federica

  2. Ciao Anna…cercando notizie sul pernambuco hò trovato il tuo blog e mi è piaciuto molto, volevo parlare della possibiltà di fare volontariato a tamandarè…su come avere ulteriori informazioni..
    grazie lorenzo ciao

  3. Ciao Anna! Sono interessata a un periodo di volontariato nell’asilo di tamandarè di circa sei mesi. non ho ricevuto ancora alcuna risposta email dalla sign. Nicoletta che si occupa del volontariato quindi a breve cercherò di contattarla telefonicamente. Volevo chiederti se ai volontari vengono garantiti pranzo e cena. Se non sono “compresi” rispetto all’Italia che prezzi ci sono lì per il mangiare? Ti ringrazio tanto, Chiara

  4. Ciao ragazzi, pensavo di fare questa esperienza, magari come tutor per l’indirizzamento professionale (fotografia, web design, ecc).
    Sapete se c’e’ un periodo minimo di volontariato? chi devo contattare esattamente?
    cerchero’ di trovare un periodo libero piu’ avanti (e ovviamente passerei a trovare anche voi)
    Forza Inter!

  5. Ciao Pietro,
    vedo il tuo commento solo ora. Sono talmente bombardato da spam che ogni tanto nel mezzo ci trovo qualche commento.
    Il periodo di volontariato dipende piú dalle esigenze del volontario che da quelle dell’organizzazione ospitante. Ti puoi mettere in contatto direttamente con l’associazione padre Enzo oppure parlarne direttamente con me. Sono in contatto diretto con l’asilo.
    Un abbraccio
    Sandro

  6. Ciao sono una ragazza brasiliana adottata da italiani e vorrei al più presto un esperienza di volontariato a lungo termine ( vorrei se possibile di un anno) in questo asilo ho già frequentato un corso di volontariato con l’associazione aiutare i bambini a Milano sarei molto entusiasta di far parte di questo vostro bellissimo progetto spero di avere al più presto una vostra risposta grazie.

  7. Ciao Sandro non so se posso chiedere a te, ma comunque ci provo 😀
    Ho mandato delle e-mail ai contatti che sono riportati nel sito ma ancora non ho ricevuto risposta, mi potresti dire cosa posso fare??
    grazie mille Mirko

  8. Mi sa che sono molto impegnati. In privato ti mando la mail diretta di un direttore dell’asilo.

  9. Ciao Anna sono una persona come tanti che sostengono il centro con le adozioni dei bambini io e mio marito ne abbiamo tre che certamente avrai incontrato o visto al centro comunque volevo dirti che ringrazio le persone come te che si prodigano per questo.Noi non abbiamo molto tempo per andare in Brasile ma cerchiamo di contribuire al sostentamento economico voi con il sostentamento manuale se continuiamo cosi forse ci sara un futuro anche per questi bambini. Mando un bacio a tutti coloro che sostengono questo centro ciao

  10. Grazie Marina! Purtroppo nemmeno noi riusciamo più a dare un aiuto manuale. Tra il lavoro e tutto e vivere a più di 100 km di distanza è complicato. Ma realmente il progetto è bellissimo, e per qualsiasi cosa siamo sempre in contatto con loro!! Ed è grazie a persone come voi che questi bimbi hanno una speranza in più di farcela!! un bacione

  11. Sono stato dal 9 aprile al 9 maggio a Tamandarè presso conoscenti e ho frequentato saltuariamente la “Cresci” (così chiamano qui il centro). Le tue impressioni sono esattissime: le cose stanno proprio così. Ho fatto anche un’adozione a distanza di una bambina. Spero in futuro di tornare a Tamandarè. Ma tu ora sei in Brasile? Un saluto.

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