Insegno da ormai 6 anni. Non é molto tempo, ma é giá qualcosa. Ormai il mio posto é alla lavagna, sono io che faccio le domande. Sono io che sprono gli studenti a parlare. Sono io che cerco di far vincere la timidezza agli alunni. Ché tanto non ci guarda nessuno, siamo tra di noi, non ci sono voti, non ci sono prove (al momento…), se sbagliamo cosa ce ne importa? Siamo qui per imparare e sbagliare é piú che lecito, anzi, impariamo proprio dagli errori. Sí, anche in una lingua straniera , come nella vita.
La settimana scorsa tutti noi colleghi della scuola abbiamo partecipato ad una specie di corso di aggiornamento, in via totolmente informale. Eravamo solo noi, perció otto o nove persone in tutto. E la professoressa che ci dava alcune dritte per rendere piú dinamiche le lezioni e consigli su come accattivare gli studenti. Ci tengo a specificare che i rapporti tra noi colleghi sono estremamente amichevoli, si esce a cena, a bere, insomma, siamo amici.
Quando la professoressa ci ha consegnato una fotocopia e ci ha fatto la fatidica domanda :”chi comincia a leggere?” c´é stato il silenzio di tomba. Io mi sono ranicchiata e ho abbassato la testa. Ho alzato lo sguardo per vedere le reazioni degli altri e ho incrociato qualche sguardo ben simile al mio. Beh, catapultata sui banchi di scuola, potevano essere le elementari o le superiori, nessuna differenza. La sensazione assurda di voler spronfondare, come quando il professore diceva : “oggi interroghiamo….” e tutti a frugare negli zaini, a far cadere la penna , guai a incrociare lo sguardo del prof. Ovviamente la cosa era cosí ridicola che sono scoppiata subito a ridere, ma la sensazione di imbarazzo era generale. Dopo averci fatto su una risata é tornato tutto alla normalitá.
Essere tornata studentessa per un giorno é stato bello, interessante e divertente. Sono ritornata un pochino indietro nel tempo e , ricordando cosa provavo allora, mi viene da essere piú comprensiva con i miei studenti di oggi.
A.