Il Brasile attraverso gli occhi di un francese, Olivier. Per leggere l’articolo originale in portoghese clicca qui.
– Qui in Brasile, per tutto c´é una fila: fila per pagare, fila per ordinare, fila per entrare, fila per uscire e fila per aspettare la prossima fila. E due persone sono sufficienti per costituire una fila.
– Qui in Brasile l´anno comincia dopo il Carnevale.
– Qui in Brasile tutto è “da gay”. Bere té é da gay. Ordinare una Coca-Zero é da gay. Giocare a pallavolo é da gay. Bere vino é da gay. Non amare il calcio é da gay. Essere francese é da gay. Essere gaucho é da gay. Essere di Minas Gerais é da gay. Curarsi nel vestire é da gay. Non dire che qualcosa é da gay: anche questo é da gay.
– Qui in Brasile gli uomini non sanno fare nessun tipo di lavoro in casa: non sanno pulire, non sanno usare le lavatrice. Non sanno cucinare, neanche per la sopravvivenza: tipo cucinare riso o pasta. Non sanno cucire un bottone. Non sanno neanche fare cose che, fuori dal Brasile, sono considerate estremamente “da uomini”, come cambiare la ruota di una macchina. Sono veramente cresciuto in un altro mondo…
– Qui in Brasile ostentare la ricchezza è molto comune: macchine importate, ristoranti carissimi in quartieri chic, club esclusivi la cui tassa associativa raggiunge valori stratosferici.
– Qui in Brasile, nei bar e nei ristoranti, le coppie si siedono uno accanto all’altro, come se fossero in macchina. Continua la lettura di Qui in Brasile Part I