di Stefano Adami
È da lungo tempo che si aspetta finalmente uno scatto d’orgoglio, un risveglio del senso di dignità degli italiani. Arriverà mai? Al suo posto, capita spesso di vedere, purtroppo, grandi, intollerabili mareggiate di ipocrisia, di retorica, di chiacchiera inutile, schiumosa e stucchevole, tipica dell’Italia. Come quando fu ‘nominato’ – proprio come in un programma Mediaset stile Maria de Filippi – Mario Monti al posto di Berlusconi; ce lo ricordiamo? Era solo novembre scorso, ma sembrano passati anni, spesso si tende a dimenticare in fretta. L’operazione puzzava di sporco a miglia di distanza: quella nomina di Monti a senatore a vita fatta con l’orologio in mano, pur di farlo entrare in senato, quella convocazione immediata voluta dal presidente della Repubblica, tutto rendeva chiaro anche ad un bambino – e non era certo necessario quello, acuto, che nella fiaba grida che il re è nudo – che la nomina del cosiddetto professore era un desiderio dell’Europa, in particolare di certi paesi dell’Unione, prontamente esaudito dal presidente della Repubblica, che diventava così il ‘tutore’ politico di Monti. E tanti saluti alla ‘democrazia’, alla ‘rappresentanza’. Gli italiani avrebbero dovuto offendersi, indignarsi, scendere per strada, per protestare contro il furto della democrazia compiuto con un trucco da prestigiatore con le tre carte. Ma no, gli italiani non lo fecero: erano troppo occupati ad accorrere in massa beati davanti a Palazzo Chigi per gridare e cantare irosamente contro un Berlusconi che veniva cacciato, accorrere in massa esattamente come, vent’anni prima, accorrevano a sentirlo parlare, a guardare i suoi video, e a votarlo, in attesa di un ‘nuovo miracolo italiano’, del milione di posti di lavoro. Berlusconi cacciato non dal voto, non dai cittadini, si badi bene, ma dall’alto; ‘dimissionato’, semplicemente, ‘nominato’ per uscire dal casa del Grande Fratello. Gli italiani avrebbero dovuto alzare la voce per recitare i passi della Costituzione che ricordano che l’Italia è una Repubblica, e Repubblica parlamentare, fondata sulla partecipazione di tutti i cittadini (ammesso che la nozione di cittadino e di cittadinanza abbiano ancora un senso in questo paese, o l’abbiano mai avuto). Ma no, erano troppo occupati a seguire e a salmodiare a mani giunte gli editoriali-omelie dei grandi quotidiani, ‘Repubblica’ in testa, che elogiavano fin da subito ‘SuperMario’ – con quel gusto odioso per l’iperbole, anche nei soprannomi, tipico di certa stampa sciatta e culturalmente vuota – mettendo in luce come fosse perfetto, angelico, santo, come fosse un grande economista che non aveva mai sbagliato un’analisi, una posizione, una strategia. ‘SuperMario’ era l’uomo pulito che aveva fatto carriera nella aule universitarie, così bianche, l’uomo della provvidenza: un altro ancora, dopo Berlusconi. L’Italia beneficiava davvero di troppa grazia, quale santo ringraziare per questo? ‘SuperMario’ era il cattolico di ferro gradito al Papa, al Vaticano, a Berlusconi, alle infinite tradizioni italiche, al Pd: dove stava allora la novità? Il suo essere ‘non politico’? il suo essere outsider? Ah, che bella favoletta, proprio di quelle che piacciono tanto agli italiani prima di chiudere gli occhi….
Nessuno di quei grandi giornali che cantavano le glorie di Monti ricordò allora, nel tromboneggiare a grancassa in ogni articolo la luminosa biografia del professore, il suo eccelso curriculum di genio (ahimè poco avvezzo però a usare le parole per farsi capire), che – guarda caso – il professore era stato ascoltatissimo consigliere economico di Paolo Cirino Pomicino proprio quando, nei primi anni ’90, l’indimenticabile politico partenopeo fu ministro economico, e si concentrò nel far esplodere il debito pubblico italiano. Con quegli occhi spalancati, il volto e la voce metallica da macchinetta da gioco da bar, Monti esternò subito un suo desiderio personale, che albergava nel suo petto da chissà quanti anni: il suo governo avrebbe ‘cambiato la mentalità degli italiani’. Nessun italiano ha chiesto al professore cosa intendesse con questa sibillina espressione. Ma come, il suo non era un governo tecnico, quindi limitato ad alcuni precisi interventi-quadro di natura tecnica, appunto, in vista del voto politico? Come può un governo tecnico voler cambiare la mentalità di un paese? Non è tecnico, chiaramente. Ma proprio quella benedetta frase, ‘cambiare la mentalità degli italiani’, era stata usata molti anni prima da un altro primo ministro che arrivò alla carica anch’esso in modo rocambolesco, e che fu considerato anch’esso uomo della provvidenza: sì, proprio lui, l’uomo di Predappio.
Forse la frase di Monti avrebbe avuto un senso vero se il geniale economista avesse detto che si prefiggeva lo scopo di ‘cambiare la mentalità dei politici italiani’, spingendoli, in qualche modo, finalmente, ad autolimitarsi, autoriformarsi, non aver più modi parassitari. Un pensiero troppo eretico, e troppo vero, questo, per ‘SuperMario’. E così fuori dal personaggio. Infatti, fin dalle prime settimane, il governo ‘tecnico’ dei professori si caratterizzò per esternazioni a casaccio fatte dai ministri in libertà, senza un minimo di confronto e di coordinamento: modello di quelle esternazioni, lo possiamo finalmente rivelare, era Brancaleone da Norcia. Lo stesso Monti aveva aperto le danze con la solenne promessa di cambiare la testa degli italiani, seguita da un severo richiamo al fatto che i governi precedenti erano stati troppo buoni e avevano regalato troppo agli italiani furbacchioni. Monti ricordava di essere ‘l’italiano più amato dai tedeschi’ (e una nota di merito?), sottolineava con compiacimento che un quotidiano tedesco aveva scritto che Monti è il ‘genero ideale’ (parla poco, non sporca, dove lo metti sta, e soprattutto ascolta molto la Merkel). Ce lo ricordiamo? Poi erano arrivate le lacrime della madama Fornero, quella che ricordava di non essere al suo posto per distribuire caramelle (che oltretutto, vogliamo ricordare alla madama, non sono sue, ma dello stato, della res publica). Poi sono giunte le parole di quel sottosegretario, sì, proprio della Fornero, sui ragazzi italiani bamboccioni e sfigati che non si laureano in tempo. Lui, invece, guardatelo… è fighissimo (usiamo il suo italiano, naturalmente). Infine l’ambasciatore diventato ministro pasticciava sull’affare dei militari italiani in India, promettendo che i nostri valorosi, infallibili ragazzi – che, rimarcava, grazie agli sforzi della nostra instancabile diplomazia possono ricevere nelle carceri indiane vitto italiano – sarebbero presto tornati nel loro amato paese, che tanto li riama, e invece di quella storia si sono ormai perse le tracce, ahimè. L’elenco delle castronerie dette in pubblico da Monti e dai suoi ministri sarebbe ancora troppo lungo, alla faccia dell’adagio che insegna che è sempre bene fare molto e parlare poco. Insomma, già dai primi giorni del suo insediamento il governo ‘tecnico’ era ben poco interessato alle questione tecniche, più che altro teneva invece a dare sfogo alle brame presenzialiste e alle piccole ripicche, lussurie e soddisfazioni dei suoi eccelsi membri. Su due cose il governo Monti ha avuto però pieno successo fin dalla sua ‘nomina’. Prima cosa: invece di concentrarsi sui tagli agli sprechi, si è allegramente concentrato sui tagli in generale, soprattutto sulla spesa sociale, sulla spesa relativa ai gangli fondamentali di una società (sanità, scuola, ecc), sui tagli dal basso. Seconda cosa: successo netto nell’aumentare il crescendo folle di suicidi per fallimento, per debiti e tasse, dinanzi al quale Monti ha detto che è normale, non ci si può fare niente, guardate in Grecia dove fanno anche di peggio. Certo, lui era SuperMario, il genero perfetto, il nonno perfetto, l’angelo, l’uomo della provvidenza. Ce lo ricordiamo?
Ora il grande economista Monti sta spingendo su una proposta rivoluzionaria per far ‘ripartire l’Italia’, che è, guarda caso, la stessa che sbandierava Berlusconi anni fa: vendiamo i beni di famiglia, i gioielli, i beni storici e culturali ai privati, in modo da poter accumulare un nuovo tesoretto da poter sperperare allegramente. Certo, ogni padre di famiglia sa bene che la vendita dei beni di famiglia è l’anticamera del fallimento, morale prima, materiale poi. Un altro ministro di Monti, Clini, ha aggiunto invece a questa fulgida, originale ricetta, una sua, rivoluzionaria anch’essa: trivelliamo tutto il paese alla ricerca del petrolio. Intanto si continua con la TAV, si taglia dappertutto tranne dove si deve tagliare veramente con la spending review, e si smonta il paese senza alcuna legittimazione.
Miracolosamente, nonostante tutto, siamo arrivati alla fine dell’estate. Ispirandosi ancora una volta a Brancaleone da Norcia, Mario Monti, parlando ai beghini del meeting di CL, ha detto che la crisi è quasi finita, che vede la luce in fondo al tunnel. Ma cosa ha visto il grande economista Mario Monti? Paul Krugman, economista americano, recente premio Nobel per l’economia, scrive da tempo sul New York Times che in autunno l’euro rischia di fallire. Altro che fine del tunnel. Almeno Brancaleone da Norcia era simpatico, strappava la risata.
Cose vergognose, gravissime e indegne sono accadute in questi mesi in Italia, Monti regnante: il presidente della Repubblica che cerca di insabbiare le indagini sulla trattativa Stato-mafia; tre personaggi privi di alcuna credibilità che – per conto di PD, PDL, UDC – si incontrano per trovare uno straccio di legge elettorale comune il cui obiettivo principale dichiarato è cancellare del tutto la volontà popolare e salvare i partiti e i loro interessi.
Comincia settembre, e settembre, come si dice, è il mese del ripensamento. Finisce l’estate, si smettono i panni da cicala, si torna a scuola, a lavoro. E si ricominciano a fare i conti con gli osti. Speriamo che stavolta tempo del ripensamento lo sia davvero, per tutti. Un ripensamento deciso, definitivo, che porti ognuno di noi a partecipare davvero.