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Ezra Pound a Siena. Tra Accademia Chigiana e Monte dei Paschi di Siena. di Stefano Adami

“Ezra Pound a Siena. Tra Accademia Chigiana e Monte dei Paschi di Siena” il nuovo lavoro di Stefano Adami. Libro di un caro amico che parla di Ezra Pound in visita al Monte dei Paschi di Siena e di una moneta a tempo che se non si spende decade. Non l’ho ancora letto ma la prefazione sembra molto interessante, già che tratta dell’argomento più in voga degl’ultimi decenni, la moneta.

Lo potete acquistare qui. In basso l’intervista con Stefano Adami.

Buona lettura.

S.

“Il falso ventennio berlusconiano” di Stefano Adami

di Stefano Adami

 

Storici, giornalisti e italiani medi hanno già cominciato a parlare di ‘ventennio berlusconiano’. Preparatetevi ai botti, fra poco ci sarà il compleanno.
Ma è, naturalmente, una mistificazione:non c’è mai stato, in Italia, nessun ‘ventennio berlusconiano’. Se fosse così, sarebbe davvero troppo semplice.
In realtà, quando Berlusconi è ‘sceso in campo’, il centrosinistra sapeva benissimo chi era. Lo aveva conosciuto a fondo già negli anni ’80, nella luminosa Milano da bere. Ed era prontissimo a fare accordi con lui (e contentissimo).
Berlusconi in politica, in realtà, faceva molto comodo a tutti. I suoi giganteschi affari, il suo immenso conflitto di interessi, avrebbero comodamente coperto gli affari, i conflitti di interessi meno visibili, ma altrettanto concreti, di tutti gli altri. ‘Corrotto io? In malafede io? Ma guardate Silvio B.!’.

“Non mettersi a Letta” di Stefano Adami

di Stefano Adami

Il governo postdemocristiano è ormai fatto e se ne va in monastero (per poco, purtroppo). Letta sa benissimo che, sotto il quotidiano tiro incrociato di PDL e PD, che guardano, come sempre, ai risultati di sondaggi e di calcoli elettorali, l’attività della nuova legislatura ben poco potrà e intenderà fare per il paese. Di fronte ad ogni proposta, la domanda che i gruppi parlamentari si porranno è: ci fa comodo?
Proprio per questo il Presidente del consiglio ha infarcito il suo discorso d’insediamento di mille promesse, con alcuni veri e propri miraggi, dicendo (come ha detto alla Merkel) ‘non vi preoccupate dei soldi per realizzarle, quelli li trovo io’: perchè intanto è bene mantenere tutti buoni con i sogni facili, poi si vedrà. Tanto, la maggioranza, i sogni fra te giorni se li sarà già dimenticati, aggrappandosi alla battaglia quotidiana.
Nella melassa lettiana, le operazioni di critica di questo governo, tra cui quelle del m5s, rischiano di essere sepolte da una sapiente e collaudatissima lava postdemocristiana. E’ un pericolo reale, quello di perdere via via continuità e presa sulle cose, e di essere assorbiti dalla fuffa professionale. E’ urgente dunque stabilire un percorso che – mettendo insieme necessità e diversità delle condizioni locali italiane, quadro nazionale, e oltre – impedisca questo soffocamento, e che dia sempre nuova vita ai pungoli critici e alle capacità di proposta e di realizzazione.

 

L’EURO AL TRAMONTO? di Stefano Adami

Tramonto dell'€uro

Dovremmo riandare tutti con la memoria alla nascita dell’euro, sarebbe un esercizio salutare, per tutti. Questo è il primo consiglio che si trae dalla lettura di un libro utilissimo come ‘Il tramonto dell’euro’ di Alberto Bagnai. Dovremmo ripercorrere tutti con la memoria la formazione di quel gigante burocratico che è l’Unità Europea, per capire meglio come si sono articolati quei gangli che ora polverizzano senza pietà paesi e società intere. Perchè sì, è vero, che nell’idea iniziale dei padri fondatori c’era la visione dell’Europa come uno spazio di fraterna cooperazione e crescita parallela e amichevole frai paesi europei, uno spazio di mutua conoscenza e di scambio che scongiurasse il ripetersi di una follia sanguinaria come la seconda guerra mondiale. Ma è anche vero che – e il libro di Bagnai lo spiega molto bene – se avessimo voluto veramente raggiungere quell’obiettivo, l’obiettivo cioè dell’unità spirituale e culturale, avremmo comunque dovuto cominciare dalla cultura, dal cuore, dalla fondamenta, non certo dall’economia. Invece si è voluto proprio cominciare da quello, dal puro interesse, cioè dal tetto. Proprio dall’economia si è infatti cominciato, acuendo in realtà la divisione fra i paesi europei, invece di sanarla. Lo vediamo proprio in questi anni, in cui la crisi dei paesi del sud Europa non provoca nessuna pietà, nessuna voglia di aiutare nei paesi del nord, ma il contrario, la soddisfazione per una punizione quasi ‘divina’, le ironie per i paesi cicale che finora sono vissuti alle spalle dei paesi del nord ‘formiche’, e che ora si sono stufati di mantenere il sud dell’Europa, bambinesco, capriccioso e viziato. E’ quello che, soprattutto in Germania, ma non solo, è stato detto per la crisi della Grecia, per Cipro in questi giorni, per l’Italia e la Spagna. E’ una visione comoda e sciocca, e soprattutto falsa. In realtà, spiega Bagnai, la moneta unica fu imposta dall’alto Continua la lettura di L’EURO AL TRAMONTO? di Stefano Adami

I CIUCCELLONI DEL PD di Stefano Adami

di Stefano Adami

Bersani ha mangiato, per capodanno, zampone, lenticchie e bile. Doveva
digerire l’ira per la discesa – o la salita, come si vuole – in campo
di Monti Mario. Pierluigi rischia di tornare al distributore del
babbo. A nulla sono servite le migliori contraeree del PD,
tempestivamente attivate. Monti non si è fatto dissuadere, ha tosto
deciso di partire per la grande impresa.’Monti non entri nella
mischia’, ripeteva anche ai muri il Pierlugi con l’aria di vecchio
pugile arrivato faticosamente all’ultima ripresa, e aver incassato
tutto l’incassabile. A nulla è servita la pur saggissima intervista
del molto saggio Veglio della Montagna, Massimo d’Alema, che spiegava
al Professore sedicente tecnico che scendere in campo, scendere in
politica, significava squalificarsi, perdere prestigio. E D’Alema, che
in politica c’è da una vita, lo sa bene.

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“Il vecchio con gli stivali” di Stefano Adami

Alcuni anni fa Eugenio Scalfari andò in pensione da direttore di
Repubblica, dopo una lunga carriera giornalistica (e politica),
iniziata in giovinezza sulle pagine di ‘Roma Fascista’. Carriera
politica, perchè il nostro Eugenio – dopo essere stato tra i fondatori
del partito radicale – fu anche in parlamento, nelle file del PSI.
Andò in pensione, però, ‘con riserva’, come fanno in genere le classi
dirigenti italiane (si esce dalla porta, si rientra subito dalla
finestra). Mantenne per se, vale a dire, l’omelia domenicale, come
fanno i grandi predicatori: un lenzuolone in cui, ogni domenica,
impartisce burbanzose benedizioni e scomuniche, spiegazioni al popolo
di come va il mondo, di come dovrebbe andare nel modo giusto (cioè
secondo lui, Scalfari medesimo), delucidazioni sul suo io, i suoi
crucci e turbamenti, deliri filosofici.

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Ma che si fa con Matteo?

di Stefano Adami

– Che facciamo con Matteo?

Piuttosto svagato, in una fresca mattinata fiorentina, sto affogando il cucchiaino, di testa, dentro il cappuccino, quando questa domanda mi arriva all’orecchio e mi scuote dal torpore…. da due signori seduti accanto a me. Matteo chi, mi chiedo?

– Boh? perchè, Matteo è di sinistra?

– E perchè, gli altri allora lo sono? Gli altri che ci strillano negli orecchi da anni? Quel pelatone emiliano, sempre con quel sigheraccio tra la bocca e le mani… e poi quello che sembra un billo cogli occhiali lenticolari, quello che dice che coi soldi dei romanzi che ha scritto ci ha comprato una casa a New York per la figlia… ma chi è, la collezione Harmony? quelli sono di sinistra, secondo te? il billaccione disse pure, anni fa, di non essere mai stato di sinistra… quando era nella FGCI, ai bei tempi, te lo ricordi bene pure te!! Continua la lettura di Ma che si fa con Matteo?

Settembre è il mese del ripensamento.

di Stefano Adami

È da lungo tempo che si aspetta finalmente uno scatto d’orgoglio, un risveglio del senso di dignità degli italiani. Arriverà mai? Al suo posto, capita spesso di vedere, purtroppo, grandi, intollerabili mareggiate di ipocrisia, di retorica, di chiacchiera inutile, schiumosa e stucchevole, tipica dell’Italia. Come quando fu ‘nominato’ – proprio come in un programma Mediaset stile Maria de Filippi – Mario Monti al posto di Berlusconi; ce lo ricordiamo? Era solo novembre scorso, ma sembrano passati anni, spesso si tende a dimenticare in fretta. L’operazione puzzava di sporco a miglia di distanza: quella nomina di Monti a senatore a vita fatta con l’orologio in mano, pur di farlo entrare in senato, quella convocazione immediata voluta dal presidente della Repubblica, tutto rendeva chiaro anche ad un bambino – e non era certo necessario quello, acuto, che nella fiaba grida che il re è nudo – che la nomina del cosiddetto professore era un desiderio dell’Europa, in particolare di certi paesi dell’Unione, prontamente esaudito dal presidente della Repubblica, che diventava così il ‘tutore’ politico di Monti. E tanti saluti alla ‘democrazia’, alla ‘rappresentanza’. Gli italiani avrebbero dovuto offendersi, indignarsi, scendere per strada, per protestare contro il furto della democrazia compiuto con un trucco da prestigiatore con le tre carte. Ma no, gli italiani non lo fecero: erano troppo occupati ad accorrere in massa beati davanti a Palazzo Chigi per gridare e cantare irosamente contro un Berlusconi che veniva cacciato, accorrere in massa esattamente come, vent’anni prima, accorrevano a sentirlo parlare, a guardare i suoi video, e a votarlo, in attesa di un ‘nuovo miracolo italiano’, del milione di posti di lavoro. Berlusconi cacciato non dal voto, non dai cittadini, si badi bene, ma dall’alto; ‘dimissionato’, semplicemente, ‘nominato’ per uscire dal casa del Grande Fratello. Gli italiani avrebbero dovuto alzare la voce per recitare i passi della Costituzione che ricordano che l’Italia è una Repubblica, e Repubblica parlamentare, fondata sulla partecipazione di tutti i cittadini (ammesso che la nozione di cittadino e di cittadinanza abbiano ancora un senso in questo paese, o l’abbiano mai avuto). Ma no, erano troppo occupati a seguire e a salmodiare a mani giunte gli editoriali-omelie dei grandi quotidiani, ‘Repubblica’ in testa, che elogiavano fin da subito ‘SuperMario’ – con quel gusto odioso per l’iperbole, anche nei soprannomi, tipico di certa stampa sciatta e culturalmente vuota – mettendo in luce come fosse perfetto, angelico, santo, come fosse un grande economista che non aveva mai sbagliato un’analisi, una posizione, una strategia. ‘SuperMario’ era l’uomo pulito che aveva fatto carriera nella aule universitarie, così bianche, l’uomo della provvidenza: un altro ancora, dopo Berlusconi. L’Italia beneficiava davvero di troppa grazia, quale santo ringraziare per questo? ‘SuperMario’ era il cattolico di ferro gradito al Papa, al Vaticano, a Berlusconi, alle infinite tradizioni italiche, al Pd: dove stava allora la novità? Il suo essere ‘non politico’? il suo essere outsider? Ah, che bella favoletta, proprio di quelle che piacciono tanto agli italiani prima di chiudere gli occhi….
Nessuno di quei grandi giornali che cantavano le glorie di Monti ricordò allora, nel tromboneggiare a grancassa in ogni articolo la luminosa biografia del professore, il suo eccelso curriculum di genio (ahimè poco avvezzo però a usare le parole per farsi capire), che – guarda caso – il professore era stato ascoltatissimo consigliere economico di Paolo Cirino Pomicino proprio quando, nei primi anni ’90, l’indimenticabile politico partenopeo fu ministro economico, e si concentrò nel far esplodere il debito pubblico italiano. Con quegli occhi spalancati, il volto e la voce metallica da macchinetta da gioco da bar, Monti esternò subito un suo desiderio personale, che albergava nel suo petto da chissà quanti anni: il suo governo avrebbe ‘cambiato la mentalità degli italiani’. Nessun italiano ha chiesto al professore cosa intendesse con questa sibillina espressione. Ma come, il suo non era un governo tecnico, quindi limitato ad alcuni precisi interventi-quadro di natura tecnica, appunto, in vista del voto politico? Come può un governo tecnico voler cambiare la mentalità di un paese? Non è tecnico, chiaramente. Ma proprio quella benedetta frase, ‘cambiare la mentalità degli italiani’, era stata usata molti anni prima da un altro primo ministro che arrivò alla carica anch’esso in modo rocambolesco, e che fu considerato anch’esso uomo della provvidenza: sì, proprio lui, l’uomo di Predappio.
Forse la frase di Monti avrebbe avuto un senso vero se il geniale economista avesse detto che si prefiggeva lo scopo di ‘cambiare la mentalità dei politici italiani’, spingendoli, in qualche modo, finalmente, ad autolimitarsi, autoriformarsi, non aver più modi parassitari. Un pensiero troppo eretico, e troppo vero, questo, per ‘SuperMario’. E così fuori dal personaggio. Infatti, fin dalle prime settimane, il governo ‘tecnico’ dei professori si caratterizzò per esternazioni a casaccio fatte dai ministri in libertà, senza un minimo di confronto e di coordinamento: modello di quelle esternazioni, lo possiamo finalmente rivelare, era Brancaleone da Norcia. Lo stesso Monti aveva aperto le danze con la solenne promessa di cambiare la testa degli italiani, seguita da un severo richiamo al fatto che i governi precedenti erano stati troppo buoni e avevano regalato troppo agli italiani furbacchioni. Monti ricordava di essere ‘l’italiano più amato dai tedeschi’ (e una nota di merito?), sottolineava con compiacimento che un quotidiano tedesco aveva scritto che Monti è il ‘genero ideale’ (parla poco, non sporca, dove lo metti sta, e soprattutto ascolta molto la Merkel). Ce lo ricordiamo? Poi erano arrivate le lacrime della madama Fornero, quella che ricordava di non essere al suo posto per distribuire caramelle (che oltretutto, vogliamo ricordare alla madama, non sono sue, ma dello stato, della res publica). Poi sono giunte le parole di quel sottosegretario, sì, proprio della Fornero, sui ragazzi italiani bamboccioni e sfigati che non si laureano in tempo. Lui, invece, guardatelo… è fighissimo (usiamo il suo italiano, naturalmente). Infine l’ambasciatore diventato ministro pasticciava sull’affare dei militari italiani in India, promettendo che i nostri valorosi, infallibili ragazzi – che, rimarcava, grazie agli sforzi della nostra instancabile diplomazia possono ricevere nelle carceri indiane vitto italiano – sarebbero presto tornati nel loro amato paese, che tanto li riama, e invece di quella storia si sono ormai perse le tracce, ahimè. L’elenco delle castronerie dette in pubblico da Monti e dai suoi ministri sarebbe ancora troppo lungo, alla faccia dell’adagio che insegna che è sempre bene fare molto e parlare poco. Insomma, già dai primi giorni del suo insediamento il governo ‘tecnico’ era ben poco interessato alle questione tecniche, più che altro teneva invece a dare sfogo alle brame presenzialiste e alle piccole ripicche, lussurie e soddisfazioni dei suoi eccelsi membri. Su due cose il governo Monti ha avuto però pieno successo fin dalla sua ‘nomina’. Prima cosa: invece di concentrarsi sui tagli agli sprechi, si è allegramente concentrato sui tagli in generale, soprattutto sulla spesa sociale, sulla spesa relativa ai gangli fondamentali di una società (sanità, scuola, ecc), sui tagli dal basso. Seconda cosa: successo netto nell’aumentare il crescendo folle di suicidi per fallimento, per debiti e tasse, dinanzi al quale Monti ha detto che è normale, non ci si può fare niente, guardate in Grecia dove fanno anche di peggio. Certo, lui era SuperMario, il genero perfetto, il nonno perfetto, l’angelo, l’uomo della provvidenza. Ce lo ricordiamo?
Ora il grande economista Monti sta spingendo su una proposta rivoluzionaria per far ‘ripartire l’Italia’, che è, guarda caso, la stessa che sbandierava Berlusconi anni fa: vendiamo i beni di famiglia, i gioielli, i beni storici e culturali ai privati, in modo da poter accumulare un nuovo tesoretto da poter sperperare allegramente. Certo, ogni padre di famiglia sa bene che la vendita dei beni di famiglia è l’anticamera del fallimento, morale prima, materiale poi. Un altro ministro di Monti, Clini, ha aggiunto invece a questa fulgida, originale ricetta, una sua, rivoluzionaria anch’essa: trivelliamo tutto il paese alla ricerca del petrolio. Intanto si continua con la TAV, si taglia dappertutto tranne dove si deve tagliare veramente con la spending review, e si smonta il paese senza alcuna legittimazione.
Miracolosamente, nonostante tutto, siamo arrivati alla fine dell’estate. Ispirandosi ancora una volta a Brancaleone da Norcia, Mario Monti, parlando ai beghini del meeting di CL, ha detto che la crisi è quasi finita, che vede la luce in fondo al tunnel. Ma cosa ha visto il grande economista Mario Monti? Paul Krugman, economista americano, recente premio Nobel per l’economia, scrive da tempo sul New York Times che in autunno l’euro rischia di fallire. Altro che fine del tunnel. Almeno Brancaleone da Norcia era simpatico, strappava la risata.
Cose vergognose, gravissime e indegne sono accadute in questi mesi in Italia, Monti regnante: il presidente della Repubblica che cerca di insabbiare le indagini sulla trattativa Stato-mafia; tre personaggi privi di alcuna credibilità che – per conto di PD, PDL, UDC – si incontrano per trovare uno straccio di legge elettorale comune il cui obiettivo principale dichiarato è cancellare del tutto la volontà popolare e salvare i partiti e i loro interessi.
Comincia settembre, e settembre, come si dice, è il mese del ripensamento. Finisce l’estate, si smettono i panni da cicala, si torna a scuola, a lavoro. E si ricominciano a fare i conti con gli osti. Speriamo che stavolta tempo del ripensamento lo sia davvero, per tutti. Un ripensamento deciso, definitivo, che porti ognuno di noi a partecipare davvero.

“Ti richiamo” di Stefano Adami

Una mia studentessa americana mi chiama dagli Usa, un grande piacere. ‘Ti ricordi’ – mi dice – ‘del caso di Perugia?’.

‘Come no? La povera ragazza inglese che fu uccisa la notte di Halloween…’

‘Beh, ora, qui in America, l’indiziata, quella Amanda Knox di Seattle, rientrata, è diventata una celebrità…’

‘Già, che tristezza…’

‘Sta scrivendo delle memorie pagate milioni, ed è uscito un film su di lei… a suo favore, naturalmente…’

‘L’anno che successe quell’omicidio insegnavo a Chicago; a tutti quelli che mi chiedevano che ne pensavo, chi era stato secondo me, rispondevo: l’americana, chiaramente…’

‘Me lo ricordo’

‘E poi non sopportavo la campagna mediatica messa in piedi dagli Stati Uniti…’

‘Campagna?’

‘Ma sì… tutti i giorni, in tv o sui giornali, si diceva di quanto il sistema legale italiano fosse vecchio e ingiusto… e questi discorsi proprio nel paese in cui esiste ancora la pena di morte, usatissima… specie con chi, si scopre dopo, era innocente…’

‘Hai ragione… è triste’

‘Poi si diceva sempre di che ragazza perfetta fosse Amanda Knox, prima… tutta casa, Barbie e chiesa, a Seattle… pervertita dall’Italia medievale e lussuriosa, incastrata dalla nostra peccaminosità, furberia….Sembra di stare ne La pelle…’

‘Mi ricordo, intervistavano sempre il padre, la madre, i suoi amici…’

‘Una santa ragazzina… perduta nell’Italia malata… restituteci la martire!’

‘Sì, siamo ipocriti’

‘Sai cosa? A me i fatti di Perugia ricordano molto il caso Cermis…’

‘Cermis?’

‘Sì… nel 1998 uno scanzonato pilota militare americano, mentre faceva le sue acrobazie in Val di Fiemme, tranciò i cavi di una funivia, che precipitò. Morirono 20 persone, non solo italiani. Nessun colpevole, of course. E l’omicidio di Nicola Calipari…’

‘Calipari?’

‘Sì, quello che fu ucciso in Irak… aveva appena liberato una giornalista italiana… ma è una lunga storia… te la racconterò un’altra volta’

Silenzio. Riprendo. ‘Insomma, a Perugia ha fatto tutto l’ivoriano, Rudi, quello che è in prigione, ha fatto tutto lui da solo… ha persino lustrato la casa a specchio… tutto da solo… ‘

‘E la crisi si sente da voi in Italia?’

‘Eccome… un mio amico dice che i paesi europei dovrebbero fare guerra diplomatica e commerciale alla Germania, per farle capire che non può ricattare l’Europa intera… ha già fatto fallire la Grecia…’

‘Ma la Grecia non doveva entrare nell’Euro…’

‘E allora perchè l’hanno fatta entrare? Perchè non si sono accorti che aveva truccato i conti?’

‘Ho visto che in Italia ci sono di nuovo le BR…’

‘Specchietti per accecare i gonzi. Se la gente ha paura, non critica e non scende per strada…’

‘Dici?’

‘E il vostro Obama?’

‘Mah… sai che pare che Romney sia avanti nei sondaggi?’

‘C’è da ridere…’

‘Non ha avuto quattro anni facili. Ora dicono che la sua riforma sanitaria è incostituzionale. Doveva riformare Wall Street, limitare l’avidità cannibale degli operatori finanziari… ma ne parla solo adesso. Si vede che prima gli era impossibile… Hai visto Marginal call?’

‘No, non ancora..’

Ascolta. ‘Ti manca l’America?’

‘Non saprei…’

‘Aspetta… sta succedendo qualcosa per strada… ti richiamo’